Titolo: Greasy Strangler
Regia: Jim Hosking
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Il film racconta la storia di Ronnie,
un uomo che gestisce un tour di Disco Walking assieme al figlio
Brayden. Quando una donna sexy e affascinante prende parte al tour,
comincia una competizione tra il padre e il figlio per attirare le
attenzioni della donna. Nel frattempo un maniaco viscido e disumano
soprannominato ''The Greasy Strangler'' si aggira per le strade di
notte a strangolare innocenti.
Esercizio di stile, hipsterata doc, viaggio di nozze weird, trashata mega galattica? Innanzitutto bisogna fare una premessa su coloro che hanno reso possibile questo film che altrimenti non avrebbe mai preso vita (sono sicuro che qualcuno sperava che non si facesse). Infatti dietro a questa produzione troviamo Tim League di Drafthouse Pictures, il regista di culto Ben Wheatley e l'attore Elijah Wood.
Greasy Strangler è un po di tutto e
niente di tutto questo. Un film che da spiegare non si può, bisogna
vederlo apprezzarlo o detestarlo senza esitazioni.
Un indie disgustoso e offensivo,
maniacalmente divertente, anomalo e strano come il regista alla sua
opera prima che confeziona qualcosa di non solo bizzarro ma una prova
d'amore per John Waters e Lloyd Kaufman e tanta altra scuola.
Abbiamo padre e figlio che fanno schifo
oltre ogni modo, forma e misura. Il loro bisogno di provocare e
inondare lo spettatore con dei dialoghi che sembrano un'ammissione di
negligenza e omosessualità repressa è sintomatico per un film che
proprio non riesce ad essere preso sul serio.
Allo stesso tempo è così confezionato
bene che ogni accessorio è studiato così ad hoc e impreziosito con
dei colori sgargianti e dei contrasti che bilanciano tutto lo
scenario che non è mai improvvisato come potrebbe sembrare.
Greasy Strangler oltre ad essere una
commedia horror è un'esperienza da fare sobri, vomitando scemenze e
depositando resti fecali di un abominio alimentare trattato senza
nessun riguardo e con uno schifo cosmico che non vedevo da un pezzo.
Il film comunque non è affatto stupido ma si traveste in questo modo
per cercare nei suoi silenzi e nelle espressioni luciferine e
autistiche dei suoi personaggi, un'alienazione dalla società
post-contemporanea e un inno all'anarchia più pura e dura dove padre
e figlio combattono per chi ha il cazzo più duro e si fa valere a
letto.
Il finale forse è la parte peggiore in
cui il regista vuole dare con una metafora un significato alla lotta
di questo improbabile duo inserendo un paio di scene che non giovano
come dovrebbero e che sembrano dare complessità e intenti politici a
un prodotto che vale la pena che voli basso per non rovinare quella
componente grassa e cangerogena di cui Ronnie è succube e
dipendente.
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