Titolo: Fame chimica
Regia: Antonio Bocola, Paolo Vari
Anno: 2003
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Due amici d'infanzia nella periferia
milanese, due “zarri”: uno fa lo spacciatore, l’altro un lavoro
normale, faticoso e mal pagato. I due si innamorano della stessa
ragazza e la loro amicizia è ad un bivio. Sullo sfondo, la piazza
dove vivono è teatro di forti scontri sociali.
Fame chimica è uno di quei film sballoni all'italiana che per fortuna esistono con tutti i loro limiti e il loro volersi prendere sul serio quando si parla di periferia, quartieri popolari, droga e redenzione. Il film della coppia di registi come molti progetti indipendenti a bassissimo budget nasce da una forma produttiva mai tentata in questa misura in Italia: tutti quelli che ci hanno lavorato hanno una compartecipazione negli utili e nelle eventuali perdite del film. Questo e altri fattori, come mettersi in gioco, interpretare se stessi, raccontare le proprie storie di vita, assumono contorni e valori preziosi che il film esamina contestualizzandoli seriamente ma al contempo ironizzando e creando molta empatia con i personaggi.
E'un film con un ritmo incredibile, le
musiche sono del leader dei 99 posse il quale entra in scena cantando
e commentando le azioni della tragedia (una sorta di coro
post-moderno affidato ad un solo personaggio) e cerca di fare quello
che può con un cast abbastanza improvvisato e in cui proprio i
giovani "famosi", Foschi e la Solarino, danno il contributo
minore.
Fame chimica sembra la serie GOMORRA
girata coi cellulari a Barona.
E'un film che nella sua tenerezza,
perchè in tanti momenti lascia il sorriso, inquadra i temi più
importanti e capta la tensione sociale e psicologica dei giovani che
stanno entrando nel mondo, il problema dell'immigrazione, il rapporto
tra consumatore e spacciatore e tanto altro ancora in cui non manca
la storia d'amore.
Un film semplice e leggero che merita
non solo di essere visto e valorizzato ma che crede nell'importanza
di valorizzare anche solo un piccolo microcosmo di quartiere.
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