martedì 17 gennaio 2017

Sully

Titolo: Sully
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2016
Paese: Usa
Festival: TFF 34°
Sezione: Festa Mobile
Giudizio: 2/5

Il 15 Gennaio 2009 un aereo della US Airways decolla dall'aeroporto di LaGuardia con 155 persone a bordo. L'airbus è pilotato da Chesley Sullenberger, ex pilota dell'Air Force che ha accumulato esperienza e macinato ore di volo. Due minuti dopo il decollo uno stormo di oche colpisce l'aereo e compromette irrimediabilmente i due motori. Sully, diminutivo affettivo, ha poco tempo per decidere e trovare una soluzione. Impossibile raggiungere il primo aeroporto utile, impossibile tornare indietro. Il capitano segue l'istinto e tenta un ammarraggio nell'Hudson. L'impresa riesce, equipaggio e passeggeri sono salvi. Eroe per l'opinione pubblica, tuttavia Sully deve rispondere dell'ammaraggio davanti al National Transportation Safety Board. Oggetto di un'attenzione mediatica morbosa, rischia posto e pensione. Tra udienze federali e confronti sindacali, stress post-traumatico e conversazioni coniugali, accuse e miracoli, Sully cerca un nuovo equilibrio privato e professionale.

Col tempo si sa che alcuni autori invecchiano bene e altri meno. Forse sarà l'esaltazione per la speranza che vincesse Trump che il buon Eastwood ha pensato bene di puntare sul concetto di eroe che si espone ai media facendo "outing" dell'errore commesso. In questo ritratto di Chesley Sullenberger, un ex pilota interpretato in modo soddisfacente da Hanks, tutto il film narra la testimonianza, l'interrogatorio, una parte dell'incidente, sogni e prolessi, tutto giocando su salti temporali e via dicendo di questo pilota e dell'incidente mancato. Un film tecnicamente validissimo ma che esaurisce prima del dovuto tutto il suo repertorio riuscendo in alcuni casi ad essere anche noioso e ripetitivo.
Eastwood non è finito, questo me lo auguro di cuore. Spero che questo voler dare autenticità e umanità ad un personaggio lo faccia riflettere sui suoi ideali e ciò di cui secondo lui ha bisogno l'America.
Speriamo che si possa tornare a opere meno stucchevoli e invece drammi forti e potenti come il suo ultimo miglior film che rimane ancora MYSTIC RIVER.
Mi chiedo solo se è chiaro, ora più che mai, cosa voglia dire essere eroe per il regista.
In questo caso il personaggio fa centro ma l'eroe in questione cozza completamente con la politica e gli intenti del regista.
Sully sembra voler dire di ripartire dalle piccole cose, dall'etica del lavoro di un uomo comune e in alcuni momenti risveglia dall’incubo della New York post 11 settembre. Eppure i tempi sono cambiati e il quadro geo-politico sembra voler dire tutta un'altra cosa, questo Eastwood non può ignorarlo.


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