Titolo: Sully
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2016
Paese: Usa
Festival: TFF 34°
Sezione: Festa Mobile
Giudizio: 2/5
Il 15 Gennaio 2009 un aereo della US
Airways decolla dall'aeroporto di LaGuardia con 155 persone a bordo.
L'airbus è pilotato da Chesley Sullenberger, ex pilota dell'Air
Force che ha accumulato esperienza e macinato ore di volo. Due minuti
dopo il decollo uno stormo di oche colpisce l'aereo e compromette
irrimediabilmente i due motori. Sully, diminutivo affettivo, ha poco
tempo per decidere e trovare una soluzione. Impossibile raggiungere
il primo aeroporto utile, impossibile tornare indietro. Il capitano
segue l'istinto e tenta un ammarraggio nell'Hudson. L'impresa riesce,
equipaggio e passeggeri sono salvi. Eroe per l'opinione pubblica,
tuttavia Sully deve rispondere dell'ammaraggio davanti al National
Transportation Safety Board. Oggetto di un'attenzione mediatica
morbosa, rischia posto e pensione. Tra udienze federali e confronti
sindacali, stress post-traumatico e conversazioni coniugali, accuse e
miracoli, Sully cerca un nuovo equilibrio privato e professionale.
Col tempo si sa che alcuni autori
invecchiano bene e altri meno. Forse sarà l'esaltazione per la
speranza che vincesse Trump che il buon Eastwood ha pensato bene di
puntare sul concetto di eroe che si espone ai media facendo "outing"
dell'errore commesso. In questo ritratto di Chesley Sullenberger, un
ex pilota interpretato in modo soddisfacente da Hanks, tutto il film
narra la testimonianza, l'interrogatorio, una parte dell'incidente,
sogni e prolessi, tutto giocando su salti temporali e via dicendo di
questo pilota e dell'incidente mancato. Un film tecnicamente
validissimo ma che esaurisce prima del dovuto tutto il suo repertorio
riuscendo in alcuni casi ad essere anche noioso e ripetitivo.
Eastwood non è finito, questo me lo
auguro di cuore. Spero che questo voler dare autenticità e umanità
ad un personaggio lo faccia riflettere sui suoi ideali e ciò di cui
secondo lui ha bisogno l'America.
Speriamo che si possa tornare a opere
meno stucchevoli e invece drammi forti e potenti come il suo ultimo
miglior film che rimane ancora MYSTIC RIVER.
Mi chiedo solo se è chiaro, ora più
che mai, cosa voglia dire essere eroe per il regista.
In questo caso il personaggio fa centro
ma l'eroe in questione cozza completamente con la politica e gli
intenti del regista.
Sully sembra voler dire di ripartire
dalle piccole cose, dall'etica del lavoro di un uomo comune e in
alcuni momenti risveglia dall’incubo della New York post 11
settembre. Eppure i tempi sono cambiati e il quadro geo-politico
sembra voler dire tutta un'altra cosa, questo Eastwood non può
ignorarlo.
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