Titolo: Realitè
Regia: Quentin Dupieux
Anno: 2014
Paese: Francia
Giudizio: 3/5
Una bambina in una casa di campagna
vede il padre squartare un cinghiale dalle cui interiora fuoriesce un
videocassetta VHS. Intanto il conduttore di un programma culinario
televisivo viene assalito da un eczema immaginario che lo spinge a
grattarsi nel corso delle riprese. Uno dei cameramen del set, con
velleità registiche, si reca da un produttore per proporgli il
soggetto di un film. Otterrà un ok a patto che riesca a produrre un
gemito di dolore mai sentito prima.
Lode a Mr Oizo. Al di là della sua
musica, il dj ormai introdotto a pieno nella settima arte arriva al
suo terzo lungo senza contare i cortometraggi precedenti.
Un comico, un piccolo e stralunato
profeta della demenzialità, un autore bizzarro, non sempre geniale,
solo a fasi alterne. Dupieux è tutto questo e molto altro, un
artista eclettico che riesce a infarcire di riferimenti e buone
intuizioni i suoi divertentissimi film e la sua originale galleria di
personaggi folli e volgari.
Realitè manco a dirlo apposta e il
film in cui il regista si prende più sul serio. Un viaggio onirico,
una commistione tra realtà e fiction, in uno stato di coscienza in
cui al regista non sembra interessare se le cose alla fine abbiano un
senso oppure no, l'importante è ascoltarle o meglio metterle in
scena.
Tre storie destinate a intrecciarsi e
fondersi assieme per arrivare ad un finale ancora più suggestivo
dove la fantasia e l'inquietudine del dj/regista non sembrano trovare
il connubio perfetto regalando una parabola distorta della società.
Una bomba a orologeria dove il frutto della semina non garantisce un
raccolto efficace; alla fine rimaniamo inermi di fronte ad un viaggio
immaginifico fatto di sovrapposizioni in cui protagonista è la
matrioska mediatica degli eventi che deflagrano sui protagonisti in
particolare l'aspirante regista Alain Chabat, perso nella ricerca del
gemito perfetto per il suo horror di fantascienza.
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