Titolo: Veloce come il vento
Regia: Matteo Rovere
Anno: 2016
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Giulia De Martino vive in una cascina
nella campagna dell'Emilia Romagna con il fratellino Nico. Sua madre
se ne è andata (più volte) di casa, e suo fratello maggiore Loris,
una leggenda dell'automobilismo da rally, è diventato un "tossico
di merda" parcheggiato in una roulotte. Quando anche il padre di
Giulia, che aveva scommesso su di lei come futura campionessa di Gran
Turismo usando come collaterale la cascina, la lascia sola, Giulia si
trova a gestire lo sfratto incipiente, il fratellino spaesato e il
fratellone avido dell'eredità paterna. Ma la vera eredità dei De
Martino è quella benzina che scorre loro nelle vene insieme al
sangue e quel talento di famiglia, ostinato e rabbioso, per le
quattro ruote.
Da un primo no, ad un nì, si passa
infine ad un sì come si deve.
Rovere, classe '81, al terzo film fa
centro con un film intenso, maturo, spettacolare e che come ha
dimostrato Mainetti e altri registi di recente, l'Italia sta forse
vivendo una ripartenza dopo una sosta nei box troppo lunga.
Veloce come il vento ha ritmo, classe,
Accorsi nella sua recitazione più intensa e matura, una lodevole
protagonista e una voglia di esplodere in modo incontrollato come ci
si aspettava da tempo nel nostro paese che ormai a parte il
"mafia-movie"per non dire gangster-movie visto che si parla
di tessuto sociale, creava solo fiction imbarazzanti, commediole e
film demenziali fatti con lo stampino per un pubblico che non ama
scommettere e scostarsi dai soliti due generi.
Nel film di Rovere c'è la velocità,
c'è la droga, c'è una protagonista cazzuta che sa quello che vuole
e c'è la redenzione e la voglia di combattere, sopravvivere e
riscattarsi.
Ed è proprio l'imperfezione che
distingue di recente gli ottimi tentativi di queste nuove leve
italiane.
Giovani promesse che combattono più
con e per le produzioni che non per la reale messa in scena.
Gare clandestine, allenamento
anticonvenzionale, adrenalina e coraggio.
Questi sono gli ingredienti per la
riscossa e il bisogno forse di esprimere talenti e voglia di fare che
non dobbiamo solo aspettare di vedere all'estero ma che come da
tradizione, siamo stati tra i primi precursori di quasi tutti i
generi e sotto generi cinematografici.
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