Titolo: Revanche- Ti ucciderò
Regia: Gotz Spielmann
Anno: 2008
Paese: Austria
Giudizio: 4/5
In città o si diventa arroganti o
farabutti: con queste parole viene descritto Alex a pochi minuti
dall'inizio il quale, occorre dirlo, di certo stando a Vienna non è
diventato arrogante. Uscito di galera qualche tempo prima dell'inizio
del racconto, ora fa l'autista per il padrone di un bordello e ha
commesso il terribile errore di innamorarsi, ricambiato, della
prostituta più richiesta. Insieme meditano la fuga per la quale gli
occorrono però parecchi soldi, lei infatti è seriamente indebitata.
C'è solo un modo per Alex di procurarsi quella cifra e in fretta:
una rapina ben fatta. Purtroppo un piccolo ingranaggio del meccanismo
non va per il verso giusto influendo sulla fuga dei due amanti dalla
città e dando alla storia una seconda parte radicalmente diversa.
Nel passaggio da città a campagna (dove il dolore si rimugina
tagliando la legna e ha la forma della gigantesca catasta di ciocchi
che ne risulta), il silenzio della seconda si contrappone al caos
della prima e il noir diventa una dramma a due: la lentissima caccia
che l'autoproclamato giustiziere dà al colpevole, suo ignaro vicino
di cascina.
Sono appassionato dei viaggi di
redenzione e degli anti-eroi.
Diciamo che quando calcano scelte
morali che distruggono la psiche per tuttta la durata del film mi
piacciono ancora di più. Riesco a vedere più realisticità e poesia
in loro di moltri altri personaggi di Fiction o di televisione.
Revanche è un poliziesco classico
austriaco, un noire sulla malavita "immigrata", con dei
bruschi cambi di struttura che lo risparmiano dall'essere telefonato
e scontato e dall'altro inseriscono delle pause di riflessioni
interessanti sui cui portare lo spettatore a chiedersi cosa avrebbe
fatto al posto di Alex.
Un film che indaga il senso della
vendetta senza concedersi in modo forzato ma cercando di mantenere
degli intenti che lo collocano come un'opera a tratti esagerata ma
sicuramente matura e intensa.
Lo sguardo freddo e distaccato della
regia e di Alex sono doverosi per dare un'idea di un luogo, dei grigi
confini della periferia e di una quotidianità fatta di nulla e di
espedienti.
L'ottica di Spielmann sembra essere
proprio questa, molto esistenzialista.
Una convinzione che ci sia un senso a
guidare gli accadimenti e l'esistenza, in una prospettiva percorsa da
una qualche forma di ottimismo senza lieto fine.
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