martedì 12 aprile 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot

Titolo: Lo chiamavano Jeeg Robot
Regia: Gabriele Mainetti
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Enzo Ceccotti non è nessuno, vive a Tor Bella Monaca e sbarca il lunario con piccoli furti sperando di non essere preso. Un giorno, proprio mentre scappa dalla polizia, si tuffa nel Tevere per nascondersi e cade per errore in un barile di materiale radioattivo. Ne uscirà completamente ricoperto di non si sa cosa, barcollante e mezzo morto. In compenso il giorno dopo però si risveglia dotato di forza e resistenza sovraumane. Mentre Enzo scopre cosa gli è successo e cerca di usare i poteri per fare soldi, a Roma c'è una vera lotta per il comando, alcuni clan provenienti da fuori stanno terrorizzando la città con attentati bombaroli e un piccolo pesce intenzionato a farsi strada minaccia la vicina di casa di Enzo, figlia di un suo amico morto da poco. La ragazza ora si è aggrappata a lui ed è così fissata con la serie animata Jeeg Robot da pensare che esista davvero. Tutto sta per esplodere, tutti hanno bisogno di un eroe.

E così come tanti dicono anche noi abbiamo il nostro anti-eroe che poi diventerà un eroe e infine un guerriero jeeg.
Prima di tutto il film di Mainetti è un'opera difficile su cui il nostro paese non ama scommettere e come afferma lo stesso regista, trovare produzioni che credano in questi lavori è arduo.
In secondo luogo è un film d'azione con un ottimo ritmo da non invidiare a niente e nessuno.
In terza battuta pur prendendo il nome da una saga giapponese di successo, è assolutamente originale citando ma promuovendo l'originalità del soggetto.
Dalla sua ha degli attori davvero in forma tra cui spicca lo Zingaro per ovvi motivi.
Lo chiamavano Jeeg Robot è quello che gli appassionati di cinema di genere chiedevano al nostro paese e Mainetti ascoltando le nostre preghiere ci ha ricompnesato con qualcosa di strepitoso, ironico e violento, crudo ma romantico, bestiale e tenero.
E poi Enzo, il protagonista, prende i poteri in modo davvero improbabile, sembrando per certi aspetti più the TOXIC AVENGERS per il liquame radioattivo che non un beniamino Marvel.
In un clima cinematografico molto tirato in cui a parte la Fiction e le commedie, sì c’è un po’ di giallo, ma molto meno che altrove e quasi solo negli ultimi decenni, dimenticando sostanzialmente fantascienza, horror e avventura, quest'opera arriva a dare uno scossone importante.
Purtroppo all'arresa si arriva nel nostro paese in parte all'idiozia dei produttori italiani, abituati a considerare la fantascienza come un brand ad uso esclusivo del cinema americano e quindi per antonomasia restii a investire i propri soldi in film destinati a diventare, secondo il loro punto di vista, parenti poveri dei grandi blockbuster americani.
Un film popolare italiano di supereroi dove anche appunto gli antagonisti sognano e vogliono vedere Roma che fa il botto, dove tutto sembra ormai perduto e l'egoismo regna sovrano, una parte di verità e di povertà popolare in cui appena il protagonista scopre i suoi poteri se stacca un bancomat dalla banca.
La domanda resta. Ma era così difficile e impossibile fare un film così?
Mainetti ci ha dato la risposta. Il resto lo si vedrà.


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