Titolo: Lo chiamavano Jeeg Robot
Regia: Gabriele Mainetti
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Enzo Ceccotti non è nessuno, vive a
Tor Bella Monaca e sbarca il lunario con piccoli furti sperando di
non essere preso. Un giorno, proprio mentre scappa dalla polizia, si
tuffa nel Tevere per nascondersi e cade per errore in un barile di
materiale radioattivo. Ne uscirà completamente ricoperto di non si
sa cosa, barcollante e mezzo morto. In compenso il giorno dopo però
si risveglia dotato di forza e resistenza sovraumane. Mentre Enzo
scopre cosa gli è successo e cerca di usare i poteri per fare soldi,
a Roma c'è una vera lotta per il comando, alcuni clan provenienti da
fuori stanno terrorizzando la città con attentati bombaroli e un
piccolo pesce intenzionato a farsi strada minaccia la vicina di casa
di Enzo, figlia di un suo amico morto da poco. La ragazza ora si è
aggrappata a lui ed è così fissata con la serie animata Jeeg Robot
da pensare che esista davvero. Tutto sta per esplodere, tutti hanno
bisogno di un eroe.
E così come tanti dicono anche noi
abbiamo il nostro anti-eroe che poi diventerà un eroe e infine un
guerriero jeeg.
Prima di tutto il film di Mainetti è
un'opera difficile su cui il nostro paese non ama scommettere e come
afferma lo stesso regista, trovare produzioni che credano in questi
lavori è arduo.
In secondo luogo è un film d'azione
con un ottimo ritmo da non invidiare a niente e nessuno.
In terza battuta pur prendendo il nome
da una saga giapponese di successo, è assolutamente originale
citando ma promuovendo l'originalità del soggetto.
Dalla sua ha degli attori davvero in
forma tra cui spicca lo Zingaro per ovvi motivi.
Lo chiamavano Jeeg Robot è quello che
gli appassionati di cinema di genere chiedevano al nostro paese e
Mainetti ascoltando le nostre preghiere ci ha ricompnesato con
qualcosa di strepitoso, ironico e violento, crudo ma romantico,
bestiale e tenero.
E poi Enzo, il protagonista, prende i
poteri in modo davvero improbabile, sembrando per certi aspetti più
the TOXIC AVENGERS per il liquame radioattivo che non un beniamino
Marvel.
In un clima cinematografico molto
tirato in cui a parte la Fiction e le commedie, sì c’è un po’
di giallo, ma molto meno che altrove e quasi solo negli ultimi
decenni, dimenticando sostanzialmente fantascienza, horror e
avventura, quest'opera arriva a dare uno scossone importante.
Purtroppo all'arresa si arriva nel
nostro paese in parte all'idiozia dei produttori italiani, abituati a
considerare la fantascienza come un brand ad uso esclusivo del cinema
americano e quindi per antonomasia restii a investire i propri soldi
in film destinati a diventare, secondo il loro punto di vista,
parenti poveri dei grandi blockbuster americani.
Un film popolare italiano di supereroi
dove anche appunto gli antagonisti sognano e vogliono vedere Roma che
fa il botto, dove tutto sembra ormai perduto e l'egoismo regna
sovrano, una parte di verità e di povertà popolare in cui appena il
protagonista scopre i suoi poteri se stacca un bancomat dalla banca.
La domanda resta. Ma era così
difficile e impossibile fare un film così?
Mainetti ci ha dato la risposta. Il
resto lo si vedrà.
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