Titolo: Keeping Room
Regia: Daniel Barber
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
1865. La Guerra Civile sta per finire e
due sorelle, insieme alla loro schiava, lavorano da sole nella loro
fattoria. Quando una di esse scende in città alla ricerca di
medicine, si scontra con due soldati sbandati e violenti e dovrà
difendere sè stessa, la sorella e la schiava dai loro soprusi.
Brit Marling è un attrice che sceglie
spesso e volentieri film indipendenti, sperimentali e sui generi.
Scelte che la incasellano in ruoli tutt'altro che facili.
In questo caso la sua Augusta sveste
mano mano, letteralmente, i panni di una Venere afflitta e
parzialmente repressa, per indossare quelli di un'Atena indomita che
si pone a capo del suo micro esercito, senza permettere a niente e a
nessuno e di difendere gli smarriti ma solidali affetti.
Sicuramente non è nell'originalità
della trama il punto forte della pellicola pur citando il redneck e i
soldati nordisti bifolchi.
E sicuramente non è certo un film
d'azione o un western classico, ma piuttosto un affresco femminista
sulla guerra e le sue ripercussioni sulle donne viste con uno sguardo
differente.
Riuscendo ad essere intenso senza mai
staccarsi dalle protagoniste, la regia sceglie di sfruttare la guerra
civile come uno dei massimi momenti in cui il caos e l'anarchia
imperversavano e le donne erano puramente oggetti e merci da poter
usare a proprio piacimento distruggendone i corpi. Proprio per questo
se si vuole una storia western completa e più tradizionale, la
scelta e gli intenti per come vengono trattati potrebbero far
storcere un po il naso.
Barber invece dopo HARRY BROWN torna al
tema del revenge qui con una caratteristica più da survival movie in
un western asciutto dai tempi dilatati che trova dalla sua un body
count alto.
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