Titolo: Alaska
Regia: Claudio Cuppellini
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Fausto lavora in un hotel e sogna di
diventare maître, Nadine si presta controvoglia ad un provino per
modelle (che poi passerà). I due si incontrano su un tetto di Parigi
e vivono subito dopo la prima di molte disavventure che li porteranno
tra la galera e l'ospedale, tra la ricchezza e l'estrema indigenza,
tra Francia e Italia flirtando con il crimine come fosse niente e
rovinando vite altrui. Tutto per inseguirsi come non avessero altri
al mondo. E forse davvero non ne hanno.
Cuppellini sembra aver scelto una
strada o forse un genere che gli si addice.
Dimenticando alcune commedie di stampo
prettamente commerciale, sembra essersi indirizzato verso qualcosa di
più ampio respiro e di portata internazionale.
Scritto a sei mani senza essersi
ispirato a libri o ad altri film, Alaska è prima di tutto una storia
d'amore reale e autentica che riesce ad entrare nel microcosmo di
loser e persone comuni almeno intrattenendo, senza però trasmettere
quella spinta e quella carica che emerge da altre pellicole sullo
stesso genere, ovvero un dramma sociale.
Se fosse stato un film americano o
europeo (l'Italia anche in Europa è terra straniera) sarebbe stato
normalissimo senza avere questa risonanza che sembra essere tanto
piaciuta a tutti.
Il problema di fondo di Alaska è
l'eccesso che spesso e volentieri esagera senza trovare un
equilibrio, ma cercando sempre di forzare la narrazione e gli eventi
per avere un ritmo e dei sentimenti che non trovano mai un giusto
controllo.
La recitazione è buona, la coppia di
attori funziona, ma alcuni eventi della narrazione non sembrano ben
congiunti e si passa troppo velocemente da un estremo all'altro pur
avendo una durata importante. Il pessimismo "cosmico" che
sembra voler gridare Cuppellini con la bocca di Fausto poteva essere
più funzionale se caratterizzato da eventi meno scontati e con dei
salti temporali davvero fuori luogo.
Nessun commento:
Posta un commento