Titolo: Ricette della signora Toku
Regia: Naomi Kawase
Anno: 2015
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5
Sentaro cucina dolci tipici in un
chiosco di città, per ripagare un debito a vita. La sola compagnia
che tollera è quella di una ragazzina senza mezzi, cui regala i
pancakes non perfettamente riusciti. Un giorno, una vecchia signora
di nome Toku si presenta da lui in cerca di un lavoro. La sua
confettura di fagioli rossi è la più deliziosa che Sentaro abbia
mai assaggiato, ma le sue mani sono sfigurate da una vecchia
malattia, che l'ha tenuta lontana dalle altre persone per tutta la
vita. Nello spazio di pochi metri e pochi giorni, i tre si regalano a
vicenda la prospettiva che era stata loro negata fino a quel momento.
Il film della Kawase, tradotto anche da
noi in modo bestiale, è un inno alla generosità dei sentimenti,
alla passione per la raffinatezza e il rispetto per gli anziani.
Un film che nella sua semplicità si
struttura ed evolve in modo complesso e critico, con alcune svolte
tematiche, soprattutto dalla seconda parte, che sentono il bisogno di
non appartenere solo alla cucina ma soprattutto al rispetto per le
tradizioni.
E' un lungo poema filosofico se
vogliamo, in cui l'avvicinamento alla morte, diventa una commovente
riflessione della vecchiaia e il bisogno di riflettere sui dettagli e
quei piccoli particolari che per Toku sono carichi di importanza e
significato.
In una società frenetica come quella
giapponese, la dilatazione dei tempi imposta da Toku per ottenere i
risultati, diventa il modus operandi di una generazione e di come
senza fretta, ma ascoltando il borbottio dei fagioli, parlando con la
luna e accostandosi agli alberi di ciliegio che servono a scandire le
stagioni, viene narrata la contraddizione tra modernità e tradizione
che diventa un'affascinate incontro e convivenza in cui nessuno
riuscirà a fare a meno dell'altro.
Un film che insegna come il concetto
stesso di felicità sia onnipresente in ogni piccola cosa.
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