Titolo: Standford prison experiment
Regia: Kyle Patrick Alvarez
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Un film basato sull' esperimento
condotto nell'estate del 1971 presso la Stanford University, durante
il quale alcuni studenti assunsero il ruolo di guardie carcerarie,
altri di detenuti. Nel giro di un solo giorno, i profili psicologici
degli studenti erano cambiati, e l'interazione tra prigionieri e
guardie era diventata violenta. Quando i prigionieri organizzarono
una rivolta, lo studio fu immediatamente chiuso.
Zimbardo e il suo esperimento vengono ripresi di nuovo dopo altre due trasposizioni molto diverse tra loro tra cui spicca il film tedesco del 2001 THE EXPERIMENT a differenza del film americano un po troppo pompato del 2010 sempre con lo stesso titolo.
Alvarez come regista sembra essere più
interessato e proiettato verso gli intenti delle guardie, il
meticoloso lavoro di provocazione dei prigionieri, la calma forse
troppo apparente dello psicologo. Con un cast che riesce dove altri
film avevano fallito, questo studio sulle trasformazioni dell'animo
umano, sull'abuso di potere e quasi mai sulla tortura (certo un
discorso sul maltrattamento psicologico andrebbe fatto) porta ad una
linearità di fondo, esaminata, bilanciata e controllata senza mai
esagerazioni inutili che avrebbero imbrogliato la storia.
Con un soggetto come questo, la scelta
più astuta e proprio quella di giocare su reazioni spontanee, creare
disagio e suspance equilibrando dall'altra parte con la testardaggine
di Zimbardo che vuole osare fino in fondo.
Dove il film da il suo meglio, anche il
finale con i filmati reali è un pezzo in più che non avevamo mai
visto, e con gli arresti dei carcerati, che quando si erano offerti
volontari non sapevano che tutto sarebbe iniziato con un vero
arresto.
Ci sono poi anche delle cadute di stile
come la storia d'amore dello psicologo, il suo team mai
caratterizzato a dovere, un voler ripetersi in alcune modalità senza
trovare un ritmo, ma nel complesso tra tutti quelli portati alla luce
finora, questa è senza dubbio la trasposizione più veritiera e più
scientifica.
Alcuni studiosi misero in discussione
il comportamento del professor Zimbardo sostenendo che lo psicologo
agisse da “sovrintendente capo” della prigione e indirizzando
alcuni discorsi alle guardie, avrebbe falsato il loro comportamento e
avrebbe dato troppe istruzioni implicite su come comportarsi.
Una guardia che partecipò
all’esperimento è convinta ancora oggi che fu Zimbardo a causare
il peggioramento della situazione, e che fin dall’inizio lo
psicologo cercò di ottenere un “crescendo drammatico”.
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