Titolo: Shinjuku Swan
Regia: Sion Sono
Anno: 2015
Paese: Giappone
Festival: TFF 33°
Giudizio: 3/5
Appena giunto a Kabukicho, quartiere a
luci rosse del distretto di Shinjuku, Tatsuhiko viene preso sotto la
sua ala protettiva da un potente boss, responsabile di
un’organizzazione che procaccia ragazze per i locali del quartiere.
Per le strade, però, infuria una guerra con un’organizzazione
rivale, per il controllo del territorio…
Criminalità giovanile, violente
contese per il potere, il mondo dei procacciatori di ragazze e
rovesciandolo dall'altra parte di tutte coloro che per guadagnare
soldi accettano questo stile di vita.
Il secondo film del trittico portato
dal prolifico Sion Sono al TFF è un film che sa di già visto,
racconta innumerevoli cose ma senza avere quella originalità da
coinvolgerti pienamente in nessuna delle tante sottostorie. Il
fascino è nella messa in scena, nel mischiare e contaminare
situazioni e generi (yakuza inteso come gangster movie,
tragicommedia, melo e fiaba dai toni grotteschi), donando in più di
due ore ritmo a gogò senza mai sbavature.
Con una colonna sonora straordinaria,
ma si sa è uno dei pezzi forti del regista, Sono mette tutto nelle
mani e nelle azioni del suo protagonista, le vicende e i dilemmi
morali che lo portano in un inferno che ormai sembra pienamente
accettato, infatti lo svago e persino l’amore sono quantificabili e
monetizzabili e dove ancora una volta viene portato a galla il tema
della prostituta illusoriamente felice.
La fonte della sceneggiatura è un
manga già adattato nel 2007 in una serie televisiva, inedito in
Italia come spesso capita nei film nipponici.
Questa parabola sulla scalata al potere
e la presa di coscienza di una realtà insopportabile, Sono l'ha
saputa gestire e confezionare bene ma purtroppo manca molto la sua
vena anarchica con tutte le sue vicissitudini non-sense che
diventeranno il marchio di LOVE & PEACE, quasi come se si fosse
dovuto accontentare di trovare una mediazione con tanto di morale in
un contesto ugualmente degenerato che non siamo abituati a vedere.
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