Titolo: Lobster
Regia: Yorgos Lanthimos
Anno: 2015
Paese: Grecia
Giudizio: 4/5
David è rimasto solo come (e con) un
cane. Secondo le leggi vigenti, deve essere trasferito in un lussuoso
hotel dove avrà a disposizione 45 giorni di tempo per trovare una
nuova compagna. Terminato quel lasso di tempo, sarà trasformato in
un animale a sua scelta e lasciato libero a vagare nel bosco.
Lanthimos dopo tre bellissimi film
approda alla fantascienza distopica (da una parte c'è una tirannia
che impone ritmi di vita alienanti e punizioni esemplari, dall'altra
un gruppo di ribelli che vive nei boschi) in un modo, ma c'era da
aspettarselo, completamente inaspettato.
Lobster è un film che richiede del
tempo per pensarci e per pensare a come strutturare un'idea del
genere e allo stesso tempo come farsela piacere soprattutto, e qui
vince il cinema europeo, per quella idea di cinema che non deve
spiegare cosa sta succedendo e meno che mai esaltarlo o evidenziarlo,
elementi invece onnipresenti nel cinema americano.
Un film che dovrebbe essere un inno
all'amore che più paura non può fare.
E'lo fa con quei toni da dark comedy,
pochi dialoghi e una base molto grottesca di fondo.
Un mondo senza amore, anche il regista
più cinico al mondo, non lo vorrebbe mai e amore e affetto grazie
al cinema di genere hanno esattamente il bisogno di dimostrare il
contrario.
L'essere umano ancora una volta è
criticato nel suo modo di vivere o di credere di vivere, fingendo,
oppure dimostrando di essere assolutamente individualista e
anaffettivo.
Allo stesso tempo è un film che poteva
centellinare, anzi doveva, minuziosamente il valore su cui poggia,
altrimenti come dalla parte del bosco in avanti, il film esaurisce la
sua carica diventando prevedibile e per certi versi scarso rispetto
all'originalità di base.
Poi questo uso davvero originale e
atipico della voce over che se da un lato spesso è una stonatura
troppo didascalica, qui invece dice il banale coprendo l'essenziale
oltre che anticipare gli eventi, è in questo non si sa bene se è
provocazione o altro.
Certo il linguaggio analitico e
complesso con tutta una simbologia che permea il film davvero
schematica e non sempre facile da seguire sembra sia diventato il
marchio di questo regista.
Ancora una volta una società che di
fatto è pervasa da solitudine e depressione, ma di fatto cerca di
imbrogliarla e mascherarla senza poterlo, perchè negherebbe la
stessa esistenza.
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