Titolo: Circle
Regia: Aaron Hann, Mario Miscione
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Circle si apre con 50 sconosciuti che
pian piano si svegliano in piedi su piccole piattaforme rosse
illuminate, in cerchio in una stanza buia e nessuno di loro ricorda
con precisione come ci sia arrivato. Si scopre subito che tentare di
scappare è controproducente poiché mettere il piede fuori dalla
piattaforma significa essere colpito da un fulmine che schizza da un
macchinario futuristico sito al centro della stanza, e come se non
bastasse ogni 2 minuti c’è un countdown ed al termine del quale
una persona a caso è fulminata senza pietà
E' da un po di anni che sta prendendo
piede questo sotto filone di genere che tratta esperimenti sugli
esseri umani.
A volte si riesce ad essere originali,
muovendo dei tasselli rimasti finora in ombra nella cinematografia
oppure si corre il rischio, senza avere dietro bravi sceneggiatori,
di crollare sotto lo stesso muro che si è voluto creare, come ad
esempio in questo caso.
Un'unica location (vabbè non dico
altro altrimenti è spoiler) e cinquanta attori statici, quasi tutti
sconosciuti e costretti a stare in piedi, sena muoversi, pena la
morte, per tutta la durata.
Circle, pur partendo da un'idea che
poteva essere interessante, ha davvero così tanti limiti che risulta
difficile metterne alcuni da parte pur cercando di vedere dove voglia
arrivare l'intento dei registi.
Dall'uso mai azzeccato di mettere in
luce e ombra alcuni personaggi contando che svariati non si vedono o
forse per limiti di budget vengono inseriti in seguito, quando prima
non c'erano.
Un ritmo che fa sempre fatica a
decollare pur cercando di rifarsi su dei dialoghi a volte azzeccati
anche se spesso non riescono a tenere alta l'attenzione e meno ancora
la suspance.
Il perno centrale che destruttura tutto
l'impianto del film è il non-sense che si spera abbia un potente
climax in grado di far riflettere o perlomeno dare un senso alla
pellicola.
A differenza di EXAM o CUBE che
poggiavano su strutture, idee e registi con altri crediti, il duo che
confeziona il suo esordio forse ha voluto cercare di stupire con
qualcosa che facesse effetto (ma forse solo la locandina e i commenti
di sconosciute testate da prendere a testate).
L'unico elemento che salvo di questo
strano e confuso o meglio poco ispirato film, è l'aver scardinato
una regola topica della cinematografia, eliminando il o la
protagonista e lasciando dunque tutti alla mercè del raggio
"alieno".
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