giovedì 12 novembre 2015

Winter Sleep-Il regno d'inverno

Titolo: Winter Sleep-Il regno d'inverno
Regia: Nure Bilge Ceylan
Anno: 2014
Paese: Turchia
Giudizio: 5/5

In un villaggio sperduto dell'Anatolia, in cui giungono turisti interessati alla struttura di antiche abitazioni che formano un tutt'uno con la roccia, Aydin è il proprietario di un piccolo ma confortevole albergo, l'Othello. L'uomo è anche il padrone di diverse case i cui inquilini non sono sempre in grado di pagare l'affitto e vengono puniti con il sequestro di televisore e frigorifero. Aydin vive con la giovane moglie Nihal e con la sorella Necla che li ha raggiunti dopo il divorzio. L'uomo è stato attore e ora sta pensando di scrivere un libro sulla storia del teatro turco.

Mi rendo conto che il cinema per me è prima di tutto evocazione.
Di stati, di sentimenti, di un bisogno di confrontarmi con le realtà più strane e diverse, luoghi e realtà delle più svariate tipologie, inquietanti e scioccanti, poetiche e commoventi, nuove e perverse.
In tutto questo senza mai disdegnare nazionalità e tipi diversi di cinema.
Realtà distanti da una messa in scena a volte come il cinema americano insegna e con dosaggi, tempi e soluzioni ben differenti.
Pur conoscendo e avendo visto alcune interessanti pellicole del cinema turco, è la prima volta che mi trovo a visionare un film di Ceylan.
E devo proprio dire che pur durando tre ore e mezza ho trovato il suo ultimo film intensamente poetico, esaustivo, indimenticabile, oltre che raffinato.
E'difficile riuscire a confezionare una tale messa in scena con un acume così profondo, un senso e una dilatazione dei tempi, una cast funzionale e un attore in stato di grazia capace di trascinarti ovunque e di rimanere ad ascoltarlo affascinato.
Con atmosfere e tempi rarefatti, in un Anatolia che forse pochi conoscono o hanno mai visto, il regista compone un poema senza mai grossi colpi di scena, ma documentando e osservando i fatti lasciando in questo modo il tempo allo spettatore di dare una spiegazione ad ogni evento e riflettere su tutte le possibili scelte e risorse.
Una realtà e un hotel in mezzo alla neve quasi inaccessibile, una prigione bianca e candida, un limbo lontano dalla società, dove nessuno e rinchiuso ma tutti a loro modo, Nihal più di tutti, si sente fragile e intrappolata.
Grazie ad una sceneggiatura colta e raffinata e con alcuni dialoghi straordinari e una compostezza delle immagini sorprendente, Ceylan aggiunge un altro importante tassello ad una cinematografia in continua evoluzione che ha bisogno e si interroga, facendo passare alcune tematiche esistenziali e universali, in un salotto scarno e minimale nella sua compostezza in cui giocano i personaggi e battute.
In più l'evolversi di Nihan, le sue mille sfaccettature, e la differenza di ideali e di età con la moglie, sembrano un saggio sulla trasformazione, sul cambiamento e sulla secolarizzazioni di tempi, religioni (lui è ateo) e infine dei metodi.
Dalla teatralità delle argomentazioni e grazie alle note di una colonna sonora evocativa ed elegante, Winter Sleep porta a dei livelli molto alti la potenza simbolica di un contesto commovente, rurale e mai scalfito dal passare del tempo di un paesaggio immortale


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