Titolo: Amore Tossico
Regia: Claudio Caligari
Anno: 1983
Paese: Italia
Giudizio: 5/5
A Ostia un gruppo di tossicodipendenti
trascorre tutta la giornata nel cercare di procurarsi la droga con
tutti i mezzi possibili. Due ragazzi, Cesare e Michela, decidono di
uscire dal giro, ma non è così semplice.
Ostia da tempo è stata la "spiaggia", la dimora perfetta per tanti film sui tossici e non solo.
Caligari, regista morto recentemente,
ha dato alla luce NON ESSERE CATTIVO, che chiudeva una trilogia di
film indimenticabili.
Il regista coglie appieno, e in maniera
tanto viva quanto indimenticabile, la dimensione del
sottoproletariato, in cui vivere di stenti e vendere qualsiasi cosa
per procurasi una dose, sembrava la normalità negli anni '80.
Film come questo, assieme a pellicole
pasoliniane e molti altri film italiani, denunciavano un male a cui
non si prestava attenzione, un pericolo che non interessava chi
invece pensava ad un cinema più grossolano da happy-ending.
Proprio con il maestro Pasolini sembra
condividere alcune atmosfere di Ragazzi di Vita da cui forse sotto
alcuni aspetti potrebbe essersi ispirato.
In Amore Tossico il concetto di
politicamente corretto non esiste, o meglio muore sul nascere, come
una lento viaggio nei meandri della sostanza, prima l'anfetamina e
poi la morfina e l'eroina.
Amore Tossico traccia un affresco
generazionale lontano da estetismi e da intenti epici colpendo per il
suo realismo e la realisticità dei movimenti e delle azioni dei
protagonisti.
Scritto assieme al sociologo Guido
Blumir è un film che va oltre la narrazione, affrontando attraverso
alcuni dialoghi e alcune scene madri, gli intenti antropologici e
sociali della sostanza. Grazie poi ad una colonna sonora davvero
tetra e drammatica di Detto Mariano, il film trova la spontaneità
proprio nella scelta del cast a partire dal fatto che la maggior
parte dei personaggi del film hanno lo stesso nome degli attori che
li interpretano.
Inoltre il cast è composto da attori
non professionisti, di cui i componenti principali erano stati o
erano allora tossicodipendenti. Questa situazione poi ha creato
diversi problemi logistici riguardo alla reperibilità degli
interpreti, visto che molti di loro durante la notte venivano
arrestati per reati derivanti dalla loro situazione, e alle
interpretazioni in sé, dato che talvolta venivano colti da
improvvise crisi di astinenza proprio durante le riprese.
Un'opera che porta tatuate sul corpo le
cicatrici di alcuni di loro che morirono poco dopo, che forse erano
così dentro da non rendersi conto della testimonianza che stavano
lasciando con questo film.
Una delle scene madre della pellicola è
proprio quella all'interno della villa, verso il finale del film,
dove su un muro bianco ogni tossico può lasciare una traccia di sè
con uno schizzo di sangue. “Questo sì che è un quadro vero, fatto
di vita, fatto di morte, fatto di sangue, di sangue nostro” pura
poesia autodistruttiva, un'opera d'arte e un ritratto manifesto di
una generazione, questo è Amore Tossico.
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