Titolo: Salò e le 120 giornate di
Sodoma
Regia: Pier Paolo Pasolini
Anno: 1975
Paese: Italia
Giudizio: 5/5
Quattro Signori (il Duca, il
Monsignore, Sua Eccellenza e il Presidente) al tempo della Repubblica
Sociale di Salò si riuniscono in una villa assieme a 4 ex prostitute
ormai non più giovani insieme a un gruppo di giovani maschi e
femmine catturati con rastrellamenti dopo lunghi appostamenti. Nella
villa i Signori per 120 giorni potranno assegnare loro dei ruoli e
disporre, secondo un regolamento da essi stessi stilato, in modo
assolutamente insindacabile dei loro corpi. La struttura del film è
divisa in 4 parti: Antinferno, Girone delle Manie, Girone della Merda
e Girone del Sangue.
"E' un film che i giovani non
capiranno perchè ormai hanno perso quei valori imprescindibili con
cui la nostra generazione è cresciuta" così a grandi linee
Pasolini descriveva l'impatto che il suo ultimo film poteva avere
sulle giovani generazioni in un'intervista prima del film.
Rivisto per la seconda volta in
versione restaurata al cinema Massimo, la sala del film era composta
per l'ottanta per cento da giovani.
Un dato che probabilmente avrebbe fatto
piacere o forse sorpreso l'autore.
Un elemento che connota un interesse e
una lettura del cinema come forma d'arte immortale che riesce ancora,
a distanza di decenni, a risultare iconica e fondamentale per
descrivere la realtà.
Il potere come forse pochi cineasti si
sono presi il coraggio di mettere in scena.
Abbruttendolo nei modi più atroci e
realistici possibili, cercando lo scandalo e trovandolo, insistendo a
suo modo sui particolari più turpi, Pasolini firma il suo film
maledetto, censurato e ritirato al tempo da numerosi cinema
internazionali.
Sfruttando De Sade, l'autore riesce
finalmente a coniugare il massimo dell'esagerazione sessuale,
arrivando a criticare quella mercificazione dei corpi con cui spesso
descriveva queste pratiche e che sotto questo punto di vista, è
stato un abile precursore dei tempi a venire, in cui la falsa e
apparente libertà non ci sarebbe mai stata.
"Deboli creature incatenate,
destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui
la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai
confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui.
Per tutto quanto riguarda il mondo, voi siete già morti." dice
il Duca nel suo regolamento.
Un attacco alla nostra infinita
sopportazione significa provocare una reazione morale alla presunta
immoralità di un'opera indiscutibilmente necessaria e affascinante.
Una pellicola che descrive l'abuso di potere come nessuno vorrebbe
mai immaginare, ma che di fatto la storia ha dimostrato più volte
essere così efferato e diabolico.
Allo stesso tempo una metafora
dell'impotenza al potere come una ritualizzazione mondana della
trasgressione.
Cosa significa scioccare in fondo? Dare
vita a cannibal-movie o naziexploitation come il film è stato
etichettato, ovvero film che si sa fin dove possono arrivare con la
loro messa in scena, oppure dar vita a un incubo reale e possibile.
Io credo fortemente che Pasolini sia
stato il primo ad abbattere questo muro, per la prima e forse per
l'ultima volta nella storia del nostro cinema, prendendosi la
responsabilità e la fermezza di dover affrontare un tumore che si
stava allargando sempre più, dandogli un nome, e per questo
purtroppo, ne è diventato un martire, pagando con la stessa vita
l'affronto alle più alte cariche da lui prese di mira.
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