Titolo: Ragazzo Invisibile
Regia: Gabriele Salvadores
Anno: 2014
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Michele è un adolescente e vive a
Trieste con la mamma Giovanna, poliziotta single ("Non
zitella!") da quando il marito, anche lui poliziotto, è venuto
a mancare. A scuola i bulletti della classe, Ivan e Brando, lo
tiranneggiano e la ragazza di cui è innamorato, Stella, sembra non
accorgersi di lui. Ma un giorno Michele scopre di avere un potere,
anzi, un superpotere: quello di diventare invisibile. Sarà solo la
prima di una serie di scoperte strabilianti che cambieranno la vita a
lui e a tutti quelli che lo circondano.
L'ultimo film di Salvadores è un film
sulle maschere dietro cui si nascondono veri e autentici sentimenti.
Un film made in Italy sui super-eroi (anche se non è proprio così)
mancava anche se con un target che più infantile di così era
difficile da pensare.
A metà più tra un KICK-ASS
sentimentale e un CHRONICLE senza violenza.
Un film quasi sperimentale, contando
che in Italia esperimenti di questo tipo sono negati a priori
nonostante le idee che cercano di esplodere come un vaso di Pandora
tra tutti gli sceneggiatori in gamba che abbiamo e che non si
conoscono e che devono avere nomi conosciuti per poter trovare un
minimo riconoscimento o aiuto da parte delle produzioni.
Ma si sà Salvadores è molto
alternativo come dimostra la sua filmografia è allora investe con un
buon lavoro di casting su una messa in scena artigianale, moderna e
hi-tech quanto fiabesca.
La forza narrativa del film anche se
non originale, trova una sua perfetta funzionalità all'interno e
dentro il film di genere in chiave teen per accaparrarsi una buona
possibilità di vendere il prodotto all'estero.
Michele diventa invisibile e questo
potere appaga completamente tutte le insicurezze e gioca sulle più
svariate valenze metaforiche di un bambino e del suo viaggio
dell'eroe.
A parte un finale che cercando proprio
l'esplosività, implode proprio dentro quel sottomarino, e
dimostrando come sugli effetti speciali e la post-produzione nonchè
la c.g siamo troppo distanti dagli americani. Un diffettuccio, o
meglio uno dei luoghi comuni abusati molto dagli Usa, e qui anche
dagli italiani, è stato quello di trovare nella Russia il nemico e
antagonista con un padre cieco e la sua storia che è di una banalità
davvero sconcertante.
Una sufficienza risicata e data più
per affetto e amore inconstrato per il cinema di genere che non per
le sue effettive potenzialità.
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