Titolo: Fee
Regia: Fiona Gordon
Anno: 2011
Paese: Belgio
Giudizio: 3/5
Dom è il portiere notturno di uno scalcinato hotel di Le
Havre. Una notte, una donna scalza e senza bagaglio di nome Fiona si presenta
al suo bancone dicendo di essere una fata e di poter esaudire per lui fino a
tre desideri. Dom chiede e ottiene una Vespa blu e una provvigione di benzina a
vita, recuperate in modo tanto facile quanto imprevedibile, e si riserva di
pensare alla terza richiesta. Nel mentre, i due s'innamorano, fanno un bambino,
e incrociano la loro stralunata esistenza con quella di un solitario turista
inglese e del suo cane, di un trio di ragazzini immigrati clandestinamente e di
un barista cieco.
La regia a sei mani che porta la firma in particolare di
Fiona Gordon è la stessa che ha contribuito ai due film precedenti del
singolare terzetto che sembra sempre di più comporre deliziose fiabe moderne e
surreali, con un ritorno alla slap-stick scegliendo il clownesco come humus per
creare una coinvolgente commedia burlesque che parla d’amore.
D’altronde Abel e Gordon hanno studiato teatro a Parigi con
Lecoq e conservato una concezione del mestiere di attore fortemente legata alle
figure del mimo e del clown. Ma d’altro canto è stata anche un’impresa ardua
soprattutto nella quasi totale assenza di dialoghi e in cui il corpo è la fonte
da cui dare voce alla vicenda.
Ci sono dei momenti di grande poesia nel film, avallati ad
altri quadri raffazzonati per la velocità della messa in scena, che certo non possono
risparmiare alcune critiche così come qualcuno diceva che il rischio era alto
per cui ciò che è troppo stroppia, ma il duo, lei canadese e lui belga,
dimostrano, facendo incontrare la piccola fiammiferaia con una sparuta fata
incompiuta che questo piccolo e artigianale risultato se non altro è degno di
nota.
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