Titolo: Zulù
Regia: Jerome Salle
Anno: 2013
Paese: Francia
Giudizio: 2/5
A Città del Capo è arrivata una nuova droga e una nuova banda. I ragazzi impazziscono di rabbia mentre suicidi e omicidi si moltiplicano, senza che i soliti boss ne sappiano nulla. Intorno al caso si concentrano le attenzioni di tre poliziotti, tra i quali uno in particolare ha un passato di vittima dell'apartheid che riemerge quando si scopre che a capo del traffico ci sono quei responsabili che le scelte politiche del paese e la dottrina di Mandela hanno perdonato.
Salle per chi non lo conoscesse è stato lo sceneggiatore di quel commercialissimo e inutile film THE TOURIST, una piccola marchetta per due star famose con Venezia come cartolina.
Alla sua terza regia, il regista francese manca completamente l'obbiettivo, di fatto trovandosi a dover dirigere un thriller che dal canto suo partiva con un'idea di base nemmeno male e che ne approfittava per inserire i fantasmi dell'apartheid con alcune scene riuscite soprattutto sugli effetti collaterali che questa nuova droga crea sui poveri abitati, come nell'intensa scena della spiaggia.
Il cast dal canto suo ha dei buoni attori, Bloom che cerca di ritagliarsi un ruolo più da sbirro duro e violento, ma che purtroppo finisce vittima di un personaggio banalmente stereotipato e Whitaker,da solo, non può reggere il peso dell'intera vicenda.
Un film che purtroppo verso il finale fa emergere pure alcuni grossolani buchi di sceneggiatura e soprattutto dal secondo atto in avanti, sceglie la sbrigativa strada di un banalissimo revenge-movie dove si salva solo l'inseguimento finale. Difficile domandarsi cosa abbia decretato a tutti i livelli questo insuccesso, tra l'altro presentato a Cannes, fuori concorso come film di chiusura. Peggio di così.
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