Titolo: Homesman
Regia: Tommy Lee Jones
Anno: 2014
Paese: Usa
Festival: TFF 31°
Giudizio: 4/5
Nel 1854, tre donne malate di mente vengono affidate a Maria Bee Cuddy, una pioniera forte e indipendente originaria del Nebraska. Nel loro viaggio verso l'Iowa, dove sperano di trovare rifugio, incrociano la strada di George Briggs, rude vagabondo al quale salvano la vita. Decidono così di unire le loro forze per affrontare insieme i pericoli che li attendono nelle vaste distese della Frontiera.
Tommy Lee Jones è il tipico esempio di buon attore che passando dietro la macchina da presa scopre di essere ancora più bravo, o forse di avere solo le idee dannatamente chiare.
Homesman è un capolavoro in tutti i sensi.
Un film capace di dare enfasi ad un genere che ormai sembra solo un fantasma del passato, come il western, ma che nelle mani giuste riesce ad essere una via di mezzo tra Twain (la citazione finale è grandiosa), Lansdale e un cattivissimo McCarthy e senza perdere di vista due grandi maestri come John Ford e Howard Hawks
Tratto dall’omonimo libro di Glendon Swarthout, il film di Jones ha due meriti che probabilmente verranno distrutti dalla maggior parte del pubblico e della critica, ma che secondo me invece ribaltano e destrutturano completamente il soggetto del film, convergendo e delineando così verso un'idea ancora più spietata e meno incline alle solite regole sui generis.
Dal punto di vista tecnico diciamo solo che Jones è andato a scegliere un crew di dannati figli di puttana, come Prieto alla fotografia, Silvi al montaggio e Beltrami alle musiche, e un cast efficace, capace di trasmettere e di dare forza e realisticità alla narrazione.
Il personaggio di Briggs e la performance di Jones è spettacolare, un anti-eroe in tutti i sensi, e varrebbe da sola, tutti i riconoscimenti possibili, mentre per il personaggio di Mary Bee Cuddy, una contenutissima e misuratissima Swank, il discorso è diverso per un personaggio, così reale, sconcertata dai tentennamenti degli uomini, una donna estremamente autoritaria, di indole forte.
Allo stesso tempo in fondo, un personaggio che crolla completamente nella sua fragilità e nel volersi sentita amata e desiderata, da un uomo che non sia un timido e scialbo buono a nulla.
Jones ha un merito, quello di invertire quasi una delle componenti del genere, come l'azione gli inseguimenti, le sparatorie o le risse da saloon. Qui invece la scelta è di dilatare spazi e tempi, lavorare per sottrazione in un'atmosfera riflessiva e in alcuni punti mai così disturbante (il film tocca alcune vette, in alcune scene, davvero formidabili per spettacolarità, ma violentissime per l'effetto drammatico che creano nello spettatore). In Homesman non c'è un nemico, sempre se non stiamo a contare l'intera atmosfera in cui si svolge la vicenda e soprattutto nel terzo atto c'è un colpo di scena davvero inaspettatto, ribaltando nuovamente la struttura.
Homesman è quel cinema missionario, che sapendo benissimo di non riuscire a guadagnare dal punto di vista commerciale, ci offre la possibilità di lasciarci catturare per due ore in un'esperienza unica e forse indimenticabile.
Nessun commento:
Posta un commento