Titolo: Signore del male
Regia: John Carpenter
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
In una chiesa di Los Angeles si scopre un cilindro vecchio di sette milioni di anni dov'è racchiuso un liquido verde che, secondo un antico codice, contiene il Male che sta per scatenarsi.
Bastano due righe e uno spunto al maestro dell'horror per trasformare la merda in oro.
Prince of Darkness dalla sua mischia temi del cristianesimo con soluzioni scientifiche e leggi sulla fisica quantistica, trovandosi così nella prima parte a farci entrare in questa struttura e comprendere, grazie ad una musica dello stesso regista capace di creare suspance ad ogni singola nota, la contaminazione che sta avvenendo quasi come una sorta di sinossi apocalittica.
Dalla scelta di creare un'equipe multidisciplinare (fisici, biologi e radiologi di ambo i sessi) scelta che si rivela funzionale e in grado di coinvolgere ancora di più lo spettatore con i diversi punti di vista, Carpenter non si perde in un misticismo fine a sè stesso e nemmeno cerca di dare spiegazioni o una ferrea presa di posizione sui temi trattati, frenando in tempo per lasciare spazio all'azione cruenta che arriva interna ed esterna come le due facce del cinema di Carpenter e il suo bisogno di ritornare a parlare dell'eterna lotta tra il Bene e il Male anche se con temi e struttura completamente diversi dalle altre sue opere.
L'inspiegabile, l'insondabile, quella che prima di lui hanno raccontato e creato nell'immaginario collettivo Lovecraft, Chambers e altri, il male assoluto, qui di nuovo si affaccia da un'altra dimensione sulla nostra, rivelando un ordine delle cose diverso da quello che gli uomini si prefiguravano e i cui lo stesso Carpenter con ESSI VIVONO ha tagliato quel cordone ombelicale liberandoci forse da alcune pesanti catene.
Icona sui generis Carpenter ancora una volta ha il merito di misurarsi con lo straordinario rendendolo quasi ordinario o almeno portando lo spettatore a riflettere su come alcuni pieghe potrebbero cambiare o come forse hanno sempre modificato, la società, ai nostri occhi.
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