Titolo: Proposta
Regia: John Hillcoat
Anno: 2005
Paese: Australia/Gran Bretagna
Giudizio: 4/5
Fine ottocento. Outback australiano: il capitano Stanley cattura Charlie e Mike, due dei quattro fratelli Burns, fuorilegge responsabili di stupri e omicidi, e fa un patto con Charlie: la testa di Arthur, il fratello maggiore, principale ideatore ed esecutore delle efferatezze, in cambio della grazia per lui e Mike. Charlie accetta ma la proposta di Stanley non è gradita ai superiori che vogliono, invece, eliminare tutta la banda.
Hillcoat è uno dei registi più interessati del panorama australiano.
I motivi sono diversi, dalle scelte alle tematiche che tratta, agli scenari e al panorama letterario che predilige, infine per il suo amore verso il western, che tra le sue mani prende una piega diversa e sicuramente originale sostituendo gli stati del west nordamericano con l'outback australiano, i pellerossa con gli aborigeni, e infine i cowboys con gli Inglesi.
Leggere che la sceneggiatura poi è stata scritta da Nick Cave non sorprende visto il sodalizio tra i due e le musiche originali spesso composte dallo stesso musicista.
In questo caso Hillcoat e Cave non si sono fatti sfuggire un'idea davvero interessante e originale che da sicuramente spessore alla vicenda, dandogli quelle connotazioni culturali in grado di promuoverlo a tutti gli effetti per la funzionalità in tutto l'apparato narrativo e la messa in scena come sempre atipica per un regista attento nel pensare e dare forma e significato ad ogni singola inquadratura.
Unire l'epoca dei primi insediamenti coloni di origine europea, immortalata in centinaia di film, che costituiscono il cinema di genere per antonomasia, e sposarla con la cultura degli aborigeni (schivi come da loro natura, impenetrabili custodi di segreti violati dall'uomo bianco che li ha resi prima schiavi e poi perseguitati come criminali anche se il film slitta in parte dalla responsabilità di denunciare questa realtà, ancora tangibile ai nostri giorni e non ancora vendicata) è stata come prima dicevo una mossa astuta e al contempo originale.
In più un viaggio dell'anti-eroe, curioso in uno spazio rurale inesplorato, regala alla pellicola quella componente in più che si sposa con le stupefacenti location, trovando nelle ottime prove attoriali un contributo che trasmette ancora più realisticità alla vicenda.
Charlie ancora una volta, come molti dei protagonisti dei film del regista, non parla molto, come gli aborigeni, osserva, pensa, riflette e agisce, in questo Charlie come anti-eroe, si pone perfettamente in linea con lo spirito e gli intenti del film.
Il cinema di Hillcoat è tutto così.
Intessuto di uno stile ipnotico e scarno, pervaso da una violenza spietata che non lascia pause o riflessioni e dall'altro personaggi e momenti di poeticità di assoluta aderenza estetica che in un paese ostile come l'Australia e con un ottimo direttore della fotografia, toccano davvero punte di visionarietà impressionanti con scenari suggestivi e quasi primitivi.
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