Regia: George Miller
Anno: 1985
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Il guerriero Mad Max si trova a Barteltown, dove gli abitanti sono iper tecnologici. Gli viene tesa una trappola dalla regina Auntie che lo abbandona nel deserto. Ma in suo aiuto accorrerà una banda di bambini.
Nell'ultimo capitolo della saga, meno spettacolare e incisivo rispetto ai precedenti due, Miller è stato ugualmente capace di trasmettere ancora tante idee, di sorprendere e trasformarsi, soprattutto per le scelte stilistiche e alcuni make-up, davvero funzionali per l'anno di uscita.
Lo spirito e gli intenti addolciscono un po lo spirito e la risposta e le azioni di Max, in un clima caotico, dove di nuovo regnano soprusi e leader autoritari, ma allo stesso tempo comincia a delinearsi un'idea di società più matura, anche se con tutti gli effetti collaterali del caso, con delle regole e delle norme da seguire, seguendo questa traiettoria durante tutto il primo atto, per poi ancorarsi stabilmente nella seconda parte verso un percorso e temi molto diversificati.
Il film a differenza dei due precedenti è proprio strutturato in due parti diverse ma ugualmente interessanti, anche se come accennavo, siamo distanti dai primi due per spirito anarchico e livello di violenza e spirito cinico.
Nella seconda parte, la dimensione filosofica aperta alla speranza, nonchè nel finale l'aereo come metafora di una libera scappatoia verso un futuro più armonioso, mostra una sorta di lieto fine che però fino alla fine non cede il passo alla retorica e ad una banalizzazione degli intenti.
I ragazzi e il loro cercare di ridare un nome a tutto ciò che faceva parte della società prima della tragedia nucleare, sembra una variante di quel totem simbolico che Golding tratteggiava già nel SIGNORE DELLE MOSCHE.
Qualcuno non convinto dell'ultimo capitolo lasciato in mano ad una produzione mastodontica che di fatto ne ha sancito modifiche e mutilazioni, ha fatto un paragone secondo me interessante: "è un pò come trasformare il rock in pop easy listening per adolescenti"
Tuttavia Oltre la sfera del tuono, chiude una trilogia davvero precisa e calibrata, innovativa e sperimentale, originale nella messa in scena e nell'aver elaborato delle mode e un make-up poi ripreso e riadattato negli anni.
Nell'ultimo capitolo della saga, meno spettacolare e incisivo rispetto ai precedenti due, Miller è stato ugualmente capace di trasmettere ancora tante idee, di sorprendere e trasformarsi, soprattutto per le scelte stilistiche e alcuni make-up, davvero funzionali per l'anno di uscita.
Lo spirito e gli intenti addolciscono un po lo spirito e la risposta e le azioni di Max, in un clima caotico, dove di nuovo regnano soprusi e leader autoritari, ma allo stesso tempo comincia a delinearsi un'idea di società più matura, anche se con tutti gli effetti collaterali del caso, con delle regole e delle norme da seguire, seguendo questa traiettoria durante tutto il primo atto, per poi ancorarsi stabilmente nella seconda parte verso un percorso e temi molto diversificati.
Il film a differenza dei due precedenti è proprio strutturato in due parti diverse ma ugualmente interessanti, anche se come accennavo, siamo distanti dai primi due per spirito anarchico e livello di violenza e spirito cinico.
Nella seconda parte, la dimensione filosofica aperta alla speranza, nonchè nel finale l'aereo come metafora di una libera scappatoia verso un futuro più armonioso, mostra una sorta di lieto fine che però fino alla fine non cede il passo alla retorica e ad una banalizzazione degli intenti.
I ragazzi e il loro cercare di ridare un nome a tutto ciò che faceva parte della società prima della tragedia nucleare, sembra una variante di quel totem simbolico che Golding tratteggiava già nel SIGNORE DELLE MOSCHE.
Qualcuno non convinto dell'ultimo capitolo lasciato in mano ad una produzione mastodontica che di fatto ne ha sancito modifiche e mutilazioni, ha fatto un paragone secondo me interessante: "è un pò come trasformare il rock in pop easy listening per adolescenti"
Tuttavia Oltre la sfera del tuono, chiude una trilogia davvero precisa e calibrata, innovativa e sperimentale, originale nella messa in scena e nell'aver elaborato delle mode e un make-up poi ripreso e riadattato negli anni.
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