Regia: Jonathan Glazer
Anno: 2013
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Michel Faber Sotto la pelle e vede Scarlett Johansson nel ruolo di Isserley, un'aliena che percorre le autostrade deserte a caccia di prede umane, sfruttando la sua bellezza come esca. Isserley avrà modo di conoscere e apprezzare la natura degli uomini e delle donne e mettere così in dubbio la propria identità e origine aliena.
Devo dire che è abbastanza anomalo l'ultimo film del buon Glazer.
Un regista che pur non avendo una nutrita filmografia alle spalle, riesce a stupire per le scelte a volte antiestetiche e per quella voglia di misurarsi con sottogeneri difficili.
Dal pulp al thriller, alla fine arriva alla sci-fi. Il risultato è la routine di questa aliena, astutamente interpretata dalla Johannson, che sembra sempre sul punto di scoprire qualcosa dell'essere umano per poi fermarsi e cercare di dargli un significato.
Completamente slegata dal male intrinseco in ognuno di noi, Isserley conduce le sue vittime in un luogo del tutto slegato dalla realtà, un onirico e folle paesaggio che potrebbe a tutti gli effetti essere la metafora dell'aldilà o della nascita.
Manca la violenza, il sesso, i dialoghi, a volte il ritmo eppure più si và avanti e più questi stessi elementi appaiono fuori luogo, datati, in un viaggio apocalittico dentro e fuori di noi.
Gli incontri rappresentano le diverse personalità, le emozioni e i sentimenti contrastanti di un'umanità sempre più trascinata verso il baratro e che incuriosisce la nostra aliena in cerca di comprendere e misurare e dare un volto agli esseri umani.
Dotato di un'atmosfera davvero atipica e molto funzionale, Under the Skin è qualcosa di più che raccoglie e semina tantissimo, misurando e centellinando in vista di una raccolta che genererà nel pubblico diverse domande, incuriosirà e forse farà paura.
Di una cosa Glazer prende svariati meriti nella pellicola.
Aver ancora una volta, ma in modo più che pregevole, delineato un contesto di diversità (in questo caso l'aliena) sorprendentemente lucido e attento a slacciarsi da ogni stereotipo o clichè sull'alieno come Hollywood ci ha allevato negli ultimi trent'anni.
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Michel Faber Sotto la pelle e vede Scarlett Johansson nel ruolo di Isserley, un'aliena che percorre le autostrade deserte a caccia di prede umane, sfruttando la sua bellezza come esca. Isserley avrà modo di conoscere e apprezzare la natura degli uomini e delle donne e mettere così in dubbio la propria identità e origine aliena.
Devo dire che è abbastanza anomalo l'ultimo film del buon Glazer.
Un regista che pur non avendo una nutrita filmografia alle spalle, riesce a stupire per le scelte a volte antiestetiche e per quella voglia di misurarsi con sottogeneri difficili.
Dal pulp al thriller, alla fine arriva alla sci-fi. Il risultato è la routine di questa aliena, astutamente interpretata dalla Johannson, che sembra sempre sul punto di scoprire qualcosa dell'essere umano per poi fermarsi e cercare di dargli un significato.
Completamente slegata dal male intrinseco in ognuno di noi, Isserley conduce le sue vittime in un luogo del tutto slegato dalla realtà, un onirico e folle paesaggio che potrebbe a tutti gli effetti essere la metafora dell'aldilà o della nascita.
Manca la violenza, il sesso, i dialoghi, a volte il ritmo eppure più si và avanti e più questi stessi elementi appaiono fuori luogo, datati, in un viaggio apocalittico dentro e fuori di noi.
Gli incontri rappresentano le diverse personalità, le emozioni e i sentimenti contrastanti di un'umanità sempre più trascinata verso il baratro e che incuriosisce la nostra aliena in cerca di comprendere e misurare e dare un volto agli esseri umani.
Dotato di un'atmosfera davvero atipica e molto funzionale, Under the Skin è qualcosa di più che raccoglie e semina tantissimo, misurando e centellinando in vista di una raccolta che genererà nel pubblico diverse domande, incuriosirà e forse farà paura.
Di una cosa Glazer prende svariati meriti nella pellicola.
Aver ancora una volta, ma in modo più che pregevole, delineato un contesto di diversità (in questo caso l'aliena) sorprendentemente lucido e attento a slacciarsi da ogni stereotipo o clichè sull'alieno come Hollywood ci ha allevato negli ultimi trent'anni.
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