Regia: Giorgio Diritti
Anno: 2013
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Dolorose vicende familiari spingono Augusta a lasciare l’Italia. Su una piccola barca e nell’immensità della natura amazzonica, inizia un viaggio tra i villaggi indios. Dalle favelas di Manaus fino all’isolamento in foresta, Augusta affronta l’avventura della ricerca di se stessa.
Sono pochi i registi italiani interessanti rimasti nel nostro paese.
Per questi pochi si può usare il termine di Autori.
Diritti come Winspeare, Garrone e Sorrentino sono tra questi.
Diritti al suo secondo film IL VENTO FA IL SUO GIRO si era già fatto apprezzare, sottolinenando e marcando alcune "difficoltà civili della convivenza" e trovando nel dialetto locale e in una storia genuina e realistica, una critica e un messaggio molto importante su un concetto di diversità ancora molto sentito e molto attuale.
Con il suo ultimo film, Diritti riprende il timone della scoperta, del viaggio esterno e interno ad ognuno di noi.
Augusta è come molti di noi quella voglia e capacità di mettersi in gioco sempre e costantemente senza assolvere a inutili imposizioni o obblighi comunitari da parte di qualche missione umanitaria che in questo film sembrano sempre società in grado solo più di controllare pedestremente l'economia e la salvezza dello spirito a discapito di vere emergenze reali che alcune popolazioni vivono soprattutto in quel contesto e sulla propria pelle.
Riprendendo un discorso iniziato con il suo esordio alla regia proprio in Amazzonia, Diritti continua un suo personale viaggio e percorso di decentramento della persona che piano piano avanzava di pari passo con la capacità di allontanarsi dalla propria esperienza privata, per perdersi nell'enormità di un mondo in cui acque, persone, storie si mescolano e si rimpiccioliscono fino a diventare un punto indistinto dell'universo.
In più e questo l'elemento che forse come una calamità interessa di più lo spettatore, un discorso legato al concetto di comunità, ovvero essere parte di un macrocosmo significativo e significante, in cui se ognuno non ha un proprio significato, scompare o viene assorbito da una neutrale monotonia alienante.
La battaglia più grande di Augusta è proprio quella, nel momento in cui riconosce con onestà la proria irriducibile individualità, di venire a patti con essa diventando un attrice attiva al passo con i tempi e vogliosa di scoprire e conoscere l'Altro culturale.
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