Titolo: Wolf Creek 2
Regia: Greg McLean
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Ispirato a fatti realmente accaduti. Rutger e Katarina non vogliono itinerari turistici e decidono di visitare la 'vera'Australia mettendosi in viaggio verso il desolato parco di Wolf Creek. Qui si imbattono in un cacciatore di maiali, Mick Taylor, che propone loro un passaggio in città.
Con il personaggio di Mick Taylor interpretato da un perfetto John Jarratt, Greg McLean conferma una buona linfa e tutto sommato un sequel davvero iperviolento e splatter.
A differenza del precedente film, McLean inverte tutto e forse intuisce il vero motore del film e l'elemento trainante su cui deve mettere l'accelleratore ed è proprio il personaggio bifolco di Taylor.
A pensarci bene nei film di Wolf Creek non ci interessa sapere se sono fatti realmente accaduti o se i poveri teen-ager stupidi e involontariamenti ingenui, crepano oppure no, compreso sbirrume e compagnia bella (passi la purè di canguri).
Il fattore decisivo, per questo genere di film e contando la location, come dice lo stesso regista in un'intervista è quello di creare con il personaggio di Taylor un'indagine sulla Natura dell'identità nazionale australiana.
In lui il conflitto tra passato coloniale, rancori storici e cicatrici culturali non trova risposta se non quella della vendetta spietata verso 'la specie introdotta'. Il suo agire manda all'aria tutte le convenzioni sull'impegno, l'astuzia e la bontà che hanno la meglio sull'esistenza, per concludere che il male può passarsela liscia e continuare a mietere vittime innocenti.
La crudeltà di questo serial killer diviene emblema del caos frastornante e contraddittorio in cui viviamo e al quale tentiamo invano di assegnare un ordine.
McLean però dovrebbe anche guardare l'orologio durante il montaggio e accorgersi di alcuni elementi deboli come il test con le 10 domande e dita spezzate, così come inseguire una ragazza nei boschi ormai è più una lagna che altro, e tante altre piccole e spiacevoli errori e cadute di stile su cui il film inciampa.
Un scena mi ha colpito. Ad un tratto il protagonista si nasconde in una casa dove vivono due inquietanti figure sulla terza età. Ecco succede una cosa che forse non ti aspetti o forse è proprio lì che funziona lo spunto di base del regista, ovvero inquadrare quasi tutti gli australiani come pronti a difendere la propria pellaccia e i propri confini con una risolutezza spietata.
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