Regia: John Huddles
Anno: 2013
Paese: Usa/Indonesia
Giudizio: 2/5
In una scuola di Jakarta, un brillante ma misterioso professore di filosofia sfida la sua classe, composta da venti laureandi, con un esperimento finalizzato a ottenere i requisiti per la laurea. L'esperimento è il più difficile che i ragazzi abbiano mai dovuto affrontare. Utilizzando il solo potere della logica, essi dovranno scegliere chi tra loro sarebbe degno di un posto in un rifugio sotterraneo costruito per resistere a un'apocalisse nucleare. Il rifugio dispone di spazio solo per una decina di persone, il che significa morte certa per coloro che non verranno scelti. Costretti a prendere una decisione così ardua, i venti giovani finiscono in una situazione in cui a regnare è l'istinto di sopravvivenza e dove l'omicidio, l'inganno, il sesso e il tradimento diventano la norma.
The Philosophers aka After the dark, è l'opera prima del giovane regista Huddles, alle prese con una trama piuttosto particolare e assai intrigante, se non fosse che lo svolgimento non è all'altezza delle premesse.
I film con temi su esperimenti e possibili sguardi su temi post-apocalittici, sono alla base dell'ultima generazione di film in questi ultimi anni, diventando a tutti gli effetti un sotto-genere ampio da cui attingere.
Questa strana produzione tra Usa e Indonesia dà il suo meglio nelle fantastiche location, anche se scorgiamo solo tempi, un deserto e una spiaggia (Belitung Island, Jakarta, Monas, Mount Bromo, East Java, Prambanan Temple e Yogyakarta) e un apprezzabile stile tecnico che non basta però in alcune trovate e soprattutto non da il suo meglio con la c.g per le esplosioni nucleari.
Il problema è proprio quando il film, che dai toni e dal format rimanda a un classico thriller di target adolescenziale (non a caso il protagonista lo troviamo in PLUS ONE e PURGE) mischia razionalità e logica da una parte, e umanità dall'altra di fronte ad un'ipotetica apocalisse nucleare creando scenari e cercando di trovare logiche che possano appassionare lo spettatore.
Ci riesce, ma fino alla seconda prova, poi tutto diventa leggermente forzato come a dover per forza insistere e ripetendo confusamente uno scenario troppo complicato con flash-back e soluzioni temporali ingenue che non aiutano di certo la narrazione e la struttura.
Il finale si perde completamente dietro una serie di colpi di scena ovviamente telefonati e una presunsione in campo di scrittura che lascia tracce evidenti di tutte le sue mancanze.
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