Regia: Alex De La Iglesia
Anno: 2013
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5
Josè in compagnia di un gruppo di balordi compie una rapina in un banco di pegni e ruba venticinquemila fedi nuziali. Porta con sé il figlio di appena otto anni, facendolo partecipare attivamente al colpo all’insaputa della moglie, in lotta con lui per l’affidamento del bambino. Ma qualcosa va storto, la rapina si trasforma in una caneficina e Josè, con il figlio, un altro strampalato rapinatore, un ignaro tassista e un ostaggio, fuggono verso il confine francese. Ma nella loro fuga approdano a Zugarramurdi, un piccolo paese popolato da streghe bellicose che non hanno nessuna intenzione di lasciarli andare via.
Nel suo ultimo calderone di esagerazioni furibone, Witching & Bitching del talento spagnolo, fa godere come pochi, dal primo all'ultimo minuto, in quasi due ore di film.
Chi conosce il regista, conosce il suo braccio destro, ovvero lo sceneggiatore folle Guerricaechevarria. Ora il suo ultimo film scardina tutto, distrugge, ricolloca, ritrasforma e da una sua particolare visione sul femminino davvero impressionante.
E'però un film che dietro la sua apparente ingenuità narrativa e soprattutto nelle regole e nel taglio action, estrae le più oneste verità, dipingendo uno scenario grottesco ma attuale e veritiero che non strizza mai l'occhio alla misoginia ma invece allo humor nero (caratteristica endemica del regista).
Trovatemi in Europa qualche pazzo come il talento di cui parlo, che riesca a destreggiarsi tra i generi, mantenendo uno schema e una lucida follia come lui e allora forse capirete la difficoltà, l'importanza, il gioco, l'esagerazione e una sceneggiatura perfetta e quanto mai politicamente super-scorretta che ormai è un arto inseparabile del regista che proprio non c'è la fa a non schierarsi.
Ancora nel suo film ne ha veramente per tutti/e dalla paura per le streghe (capite la metafora) e la stoltezza di chi vede nella donna una minaccia o pericolo. Nell'attesa di un salvatore o di un demonio, quando invece vediamo spuntare l'emblema del non-sense come anche il nascituro, il nuovo uomo e adrogino (che strizza l'occhio a HELLBOY) invocato dalle streghe e che porterà ditruzione e caos.
Sulla grande madre un lavoro certosino, una Venere di Willendorf, ovviamente riplasmata e riveduta, che prende per il culo tutti gli ultimi mostri abominevoli, nel senso che sono tutti uguali, partoriti da una c.g senz'anima.
E per finire non và dimenticata l'auto-ironia di cui il film è costellato.
Un film coraggioso, spietato e potente di un marcato autore che prende le distanza da tantissimi colleghi o finti-tali, manovali di Hollywood, che non sono in grado di trasmettere nulla e non hanno quella che ha un solo e unico nome nella settima arte: la passione.
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