Regia: Felix Van Groeningen
Anno: 2012
Paese: Belgio
Giudizio: 3/5
Tra Elise e Didier è amore a prima vista, nonostante le evidenti differenze di carattere. Elise ha un negozio di tatuaggi, suona il banjo in una band, ha vistosi tatuaggi ovunque ed è con i piedi ben saldi per terra. Didier, invece, ama parlare, è ateo convinto ed è un ingenuo romantico. La loro felicità è completata dall'arrivo della figlia Maybelle, che a sei anni però si ammala gravemente. Didier ed Elise reagiscono in maniera molto diversa ma Maybelle non lascia loro altre alternative al dover lottare insieme.
Sarà che alcune ballate country sanno che tasti andare a toccare, e sarà che il film ha un taglio assolutamente europeo, anche se sembra a tutti gli effetti di vedere un indie americano, che Alabama diventa quel melodramma straziante che riesce però a non cedere mai ad un sentimentalismo becero e scontato.
Dal punto di vista della storia e di dove vuole andare a parare il soggetto, non è che ci siano chissà quali elementi originali. Anzi.
Racconta una storia d'amore e pure con alcune pecche e ingenuità, come la scena in cui Didier, stoppa il concerto, per uscirsene con quel pantano sulle cellule staminali.
Il film però prosegue concentrandosi anche su altro come il progredire del male (loro e della bambina), le dinamiche della coppia affranta e una spinta verso il melò rafforzando il pathos che non concede tregua allo spettatore.
Groeningen punta tutto sull'incredibile catarsi degli attori, cambia continuamente e si sposta attraverso piani temporali (come in BLUE VALENTINE) regalando tanti flash-back, suonando molto e facendoci entrare in collisione con il personaggio di Elise, donna che ha scritto sulla pelle il suo dramma senza fine.
La colonna sonora è davvero suggestiva e capace di trasmettere in due note di benjo una quantità allarmante di emozioni.
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