Titolo: Colony
Regia: Jeff Renfroe
Anno: 2013
Paese: Canada
Giudizio: 3/5
La Terra è diventata un pianeta di ghiaccio e gli ultimi umani sopravvissuti sono costretti a vivere sotto la superficie ghiacciata. Stremati dal freddo e dalla fame, i membri della Colonia 7 sospettano il peggio quando perdono il contatto con i soli altri sopravvissuti a loro noti della Colonia 5. Nel tentativo di conoscere quale destino sia toccato alla Colonia 5, una squadra di uomini della Colonia 7 scopre una minaccia ancora peggiore del freddo, iniziando una disperata lotta per salvarsi in quella che potrebbe essere l'ultima resistenza dell'umanità.
Ultimamente, diciamo pure negli ultimi anni, il Canada sta diventando un terreno sempre più prolifico per l'horror e il sotto-genere post-apocalittico, come sostituto e figlio minore, della nostra cara fantascienza.
Ora per un paese così freddo, scegliere di fatto il tema della glaciazione, come effetto dei disordini naturali e del cambiamento climatico, è una scelta che si rivela molto funzionale.
Renfroe sceglie una buona squadra di attori capitanati dal solido Fishburne e conduce questa spedizione in ciò che resta della civiltà. Se da un lato il fattore che incide di più nel film è l'universo da cui va ad attingere, e numerose potrebbero essere a questo punto le citazioni da cogliere per questo b-movie a tutti gli effetti, non sempre però sembra seguire gli intenti del film, dovendo ammettere di aver messo troppa carne al fuoco anche se con una certa classe.
Il problema più grande è quello di conciliare la minaccia dell'altro, in questo caso cannibali che hanno perso il senno, con una storia di sopravvivenza dove il seme della follia che germina nei container, porta ancora una volta a doversi misurare con il concetto di normalità espresso da Matheson.
In questo calderone di disperazione e azione centellinata, c'è una lenta fase di semina nel film, che attraversa tutto il primo atto, e parte del secondo, per poi esplodere dopo un inizio non sempre trascinante.
In film interessanti e sofferti come questo, in cui i contributi e la voglia di crederci in questo caso della troupe e della produzione si vede e il talento non manca. Purtoppo Renfroe, per far quadrare tutto, incappa in dei difettucci di sceneggiatura mica da ridere, come quello del ponte che sembra davvero una forzatura troppo telefonata.
Nessun commento:
Posta un commento