Titolo: Devil's Double
Regia: Lee Tamahori
Anno: 2011
Paese: Belgio
Giudizio: 2/5
Uday Hussein, nonchè figlio del ben più famoso Saddam, detto anche il Principe Nero, non è sicuramente una figura pubblica esemplare: psicopatico alcolizzato, depravato, persona violenta e ossessionata dal sesso, che sperpera soldi e vive nel lusso più sfrenato. Per questi motivi, il suo stesso entourage pensa bene di trovare un sosia che possa appunto impersonarlo, al fine di scampare eventuali attentati contro di lui.
Saddam Hussein è davvero morto?
Se da un lato il film vuol far vedere come dietro ogni persona di potere possa esserci un sosia, o più, che lo sostituisca nei momenti necessari, dall'altro vuole mostrare come spesso e volentieri i figli dei dittatori soffrano ancora più del loro padre, la sofferenza di non poter mai arrivare al loro livello.
L'ultimo film del regista di ONCE WERE WARRIORS, basato sul libro autobiografico,The Devil’s Double, scritto da Latif Yahia, è un film d'azione solido che dopo un incipit formale cede il passo al cinema di genere in cui non mancano efferatezze e violenza sopra le righe.
Le riprese a Malta con tutte le difficoltà per cercare di modellare la location, non sono state facili e non è neanche male parte dell'analisi sulle larghe intese per mantenere alti alcuni tipi di interessi politici e soprattutto economici (l'odio verso il Kuwait ma anche per gli ebrei etc) mostrando così le dure e rigide alleanze medio-orientali.
Uno dei problemi potrebbe essere quello di non dover andare fino a Baghdad per cercare un personaggio come Uday, personaggio controverso che non può vivere senza eccessi e senza bisogno di nascondere la sua natura psicopatica, regalando molte scene che hanno il solo risultato di apparire gratuite e deprimenti oltre che patetiche proprio perchè visualmente troppo (sur)reali e gratuite.
Ci sono sequenze con le immagini di Baghdad bombardata con una musica elettronica che non si capisce bene cosa voglia significare.
La donna ancora una volta è messa in mostra come un accessorio per l'uccello forse puntando un pò troppo il dito contro una cultura che non sembra darle i giusti diritti, ma su questo non sono molto chiari gli intenti del film.
Anche cercare di dare storicità alla storia ambientata nel 1987 con il paese in preda alla corruzione e al tradimento non era facile soprattutto volendo evidenziare l'epoca d'oro del "Principe Nero" Uday Hussein.
Purtroppo dopo un inizio niente male, il film vacilla, mostrando i suoi limiti e la sua mancanza di forza vitale e diventando proprio quello che non dovrebbe verso il finale ovvero un film noioso in cui lo spettatore ha già capito cosa farà Latif.
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