Titolo: Bar Sport
Regia: Massimo Martelli
Anno: 2011
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
1976. In un piccolo paese di provincia vicino Bologna viene inaugurato il Bar Sport. Il gestore, detto Onassis per la sua tirchieria, condivide per l'occasione un paio di bottiglie di lambrusco e qualche pastarella con i vecchi amici del luogo e con il nuovo arrivato Eros, un tuttologo chiacchierone, mentre il povero Bovinelli cerca invano di accendere l'insegna del locale. Dai gelati estivi alla riffa natalizia, l'umanità che popola il Bar Sport si ritrova assieme giorno dopo giorno, fra chiacchiere amene e battute salaci, partite a carte e tornei di boccette, trasferte fuori rotta e aneddoti mitologici. Un anno trascorso in compagnia dello scontroso Muzzi e dell'ingenuo Cocosecco, della procace cassiera Clara e del pedante geometra Buzzi, di un giovanissimo ciclista spericolato e di un nonno dalla tosse catarrosa, di un playboy fanfarone e di due vecchie signore dabbene con volpe al collo anche in piena estate. E della Luisona, la decana delle paste: una bomba di crema pasticcera mai consumata e conservata sotto teca da decadi come un'opera d'arte
Ormai in Italia si soffre di una particolare allergia dovuta, credo, alla presenza come il prezzemolo, o come Morgan Freeman per gli Americani, di vedere sempre gli stessi attori riproposti sempre nelle stesse parti con gli stessi altri attori, in film che sono anche loro, copie degli stessi film già visti negli anni precedenti. Spesso e volentieri cambiando di posizione il termine "amore"nel titolo del film oppure dando una connotazione diversa alla parola "commedia"...
Certo la sceneggiatura alle volte cambia come in questo caso, ma la demenzialità del nostro paese, che spesso dovrebbe far ridere, altre volte cede il passo all'eccessiva semplificazione come da risata già scontata. In questo caso la crew di attori riuniti da Martelli fa pensare ad un vero e proprio cabaret leggero tra vecchi compagnoni di Zelig che in uno schema corale e in un film, quasi a episodi, non fa altro che rendere ancora più macchinosa la macchina della risata.
Sarà che amo troppo Benni per vederne semplificate o aggiornate alcune sue storie via dicendo e che sto contraendo sempre di più l'allergia nei confronti di Bisio e Battiston che durante tutto il film non solo non ho riso, ma non ho trovato neanche un'identificazione o qualcosa che mi facesse viaggiare con la testa come quando mi apprestavo a leggere uno dei romanzi del Lupo.
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