Titolo: Miss Violence
Regia: Alexandros Avranas
Anno: 2013
Paese: Grecia
Giudizio: 4/5
Nella famiglia di Angeliki tutto sembra andare per il verso migliore se non fosse che la bambina, il giorno del suo 11esimo compleanno, a sorpresa si suicida buttandosi dalla finestra. Lo smarrimento che segue è inusualmente cauto, l'annuncio di una serie di altre stranezze che lentamente riveleranno l'inferno familiare vissuto dalla bambina e che ora vivono gli altri membri della famiglia. Il massimo della pulizia del perbenismo borghese che il patriarca mantiene infatti è solo una patina.
La crisi greca vista sotto lo sguardo di un nucleo famigliare non poteva essere più straziante.
Rigoroso, minimale, asettico, un orrore tra le mura di casa.
Sarà che Haneke è uno dei miei registi preferiti e Avranas è un suo discepolo (e si vede), che questo film è davvero ben fatto in tutte le sue componenti.
Un dramma che dall'incipit mostra esattamente quali saranno i tasselli che compongono la tragedia famigliare, il suo microcosmo abitativo e tutti i protagonisti che ricoprono ruoli molto ben caratterizzati. La componente e l'età anagrafica dei personaggi è squisitamente importante per cercare di capire fin dall'inizio dove giocano gli assurdi reali del film.
L'intensità del dramma si coglie proprio cercando di inquadrare la "crisi" come incidente scatenante (anche se nel film è il suicidio della figlia) che porta addirittura un padre a fare quello che fa, senza rendersi conto degli effetti collaterali e le conseguenze nefaste, ma cercando sempre e solo di pensare alla famiglia come bene principale, mostrando una realtà che all'interno delle mura di casa diventa un inferno privo di etica, di armonia e di normalità.
L'intuizione come dicevo dei ruoli della famiglia, l'importanza che ricopre il titolo del film, la critica con cui sembra descrivere l'azione, diciamo che sotto gli occhi del padre disarma per la totale freddezza negli intenti e nel portare a termine i suoi piani devastando coscienza e sentimenti.
Nel film inoltre è presente una delle scene di sesso più brutali degli ultimi anni.
Come definire ancora la critica di Avranas: insopportabile quiete della ruotine, del non-sense, di una giornata al mare che non ci sarà mai, di bambini tenuti all'oscuro dal mondo reale, di una giustizia fatta indossare agli stessi protagonisti(in cui una sorella deve punire fisicamente il fratello dopo che gli viene ordinato da un famigliare)
Questo è il cinema che uno vorrebbe sempre vedere anche se purtroppo richiede sopportazione e dolore, quello forse che stanno continuando a vivere dimenticati nelle loro case molte famiglie Angeliki.
Nessun commento:
Posta un commento