Regia: Marc Forster
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Gerry Lane è in auto con la sua famiglia, nel traffico di Philadelphia, quando scoppia il caos. Orde di persone infette da un male sconosciuto si avventano su chiunque altro, contagiandolo in pochi secondi. Ex impiegato delle Nazioni Unite ritiratosi a vita privata, Lane accetta di tornare in servizio pur di mettere in salvo la propria famiglia su una nave del governo. Parte dunque alla ricerca del luogo del primo contagio, di scorta ad un promettente immunologo, nella speranza di isolare il virus e poter apprestare un vaccino
E'difficile di questi tempi cercare di essere critici con la mole di film sugli zombie che ci sta invadendo come la Sars.In questi ultimi anni abbiamo visto di tutto, infetti aka morti viventi che corrono più veloci degli esseri umani, zombie nazisti, comunisti, medio-orientali, etc.
Abbiamo visto zombie interagire, innamorarsi, integrarsi, fedeli cani al guinzaglio o migliori amici.
Sono usciti horror, mockumentary, parodie, film demenziali, love-story, etc. Dunque trovare una storia originale non è cosa proprio facile soprattutto in questi ultimi anni.
Devo fare una precisazione. Non ho letto il libro di Max Brooks, cosa che farò appena avrò tempo. Per la precisione ho dato solo una breve occhiata al trailer senza neanche leggere la trama. L'idea era di lasciarmi conquistare dalle immagini e dal soggetto ripudiando con tutto me stesso il 3D e dovendomi accontentare dell'unica programmazione in 2D.
In realtà, dopo aver visto centinaia di film sugli zombie, ero veramente curioso di capire quali fossero le cause e il contesto del contagio.
Detto questo, l'ultimo franchise con una mega-produzione e svariate difficoltà logistiche e tecniche, legate a tutta una serie di fattori, esce finalmente in tutto il mondo WORLD WAR Z.
Partiamo per un attimo dagli intenti produttivi.
La Plan B di Pitt supera la corsa contro il tempo e si accaparra i diritti prima della casa di produzione di Di Caprio ma ciononostante la gestazione è lunga è dura ben sette anni, giusto per far capire la battaglia che può muoversi su larga scala.
Dopodichè già soltanto per la sceneggitura inizia il travaglio che durerà parecchio e da come dicono esce completamente dagli intenti del libro di Brooks senza occuparsi troppo della parte politica e della cospirazione mondiale, quanto invece rimanendo più fedele al tratto origine/specie delle creature e soprattutto della pandemia.
Probabilmente il fattore di aver dovuto riscrivere un reshoot di alcune scene chiamando in cattedra Lindelof e Goddard ha giovato assai, dal momento che le due giovani promesse hanno dimostrato di avere fertilità narrativa e idee davvero niente male (nel caso di Goddard QUELLA CASA NEL BOSCO era stata una piacevole sorpresa).
Un film quindi che parte già con degli intenti diversi cercando da un lato di reinventare gli zombie (fase difficilissima) e dall'altro trasporre un romanzo globetrotter.
Diciamo che gli intenti erano proprio quelli di puntare su un aspetto geopolitico globale, inventando un nuovo ordine mondiale, elemento molto trascurato.
Da un lato l'elemento buono del film è la continua corsa del protagonista.
La fine del mondo è già iniziata e non accenna a fermarsi portandoci dall'America in Corea poi a Gerusalemme e ancora da altre parti. Dall'altro l'eroe, che prende il posto dello scienziato preposto a sconfiggere l'epidemia, diventa una corsa concentrata sulla star, in cui gli infetti diventano solo conseguenza delle sue scelte e azioni.
Nota dolente ma solo in parte contando che invece lo spunto di non avvalersi di un professionista, ma anzi di uno che usa la ragione e che risulta molto più simile a noi era una carta interessante.
Le scene di massa mi sono sembrate davvero portate agli eccessi e un pò fine a se stesse.
Gli infetti che attaccano come orde diventando un vero fiume in piena, sono una trovata a mio avviso troppo esagerata, togliendo proprio identità e carattere agli infetti. C'è così tanta computer grafica da rendere difficile l'impatto e capire bene che cosa sta succedendo.
La scena topica è quello delle mura di Gerusalemme e gli infetti che attratti dai rumori si immolano in questa piramide umana distogliendosi anche qui dalla struttura più interessante che richiamava gli assetti geopolitici e il fatto che Israele sapesse prima di tutti del contagio.
Il gore è pressochè annullato per lasciare spazio al caos. Non a caso Pitt aveva espresso che voleva un film che i suoi figli potessero vedere.
L'idea secondo davvero buona del film è proprio la parte legata ai virus e le malattie e da lì il modus operandi per debellare il morbo. Un concentrato di idee che riescono perlomeno a risultare funzionali, contando e mescolando le paure del contagio con le malattie in circolazione e un'altra arringa di fattori.
Un altro dubbio che potrebbe sorgere, ma dovrò leggere il libro, è quello legato al fatto che gli infetti abbiano una ragione tale da fargli attaccare solo i sani e non i malati...il che risulta abbastanza stupido se si pensa che gli infetti non dovrebbero avere una ragione.
I dubbi e l'idea di qualcosa di irrisolto forse diventeranno l'incipit del sequel che dovrebbe arrivare, così dicono, dipende dagli incassi, sperando però che non si pensi ad una trilogia come alcune fonti dicono.
Per quanto riguarda le musiche apocalittiche si sono affidati al leader dei Muse e il risultato si sente.
Infine un film che si potrebbe riassumere con un'apocalisse globale, non quindi un horror a tutti gli effetti ma qualcosa di post-apocalittico, mischiato con un disegno mondiale di cospirazioni e quant'altro. Ed'è vero che seppur pasticciato, mostra un eroe comune, un uomo come un altro che al contrario delle grandi menti scientifiche e organizzazioni della sanità, trova l'arma nel modo più semplice possibile....stando sul campo e osservando con rigore scientifico e naturalezza quello che gli capita attorno.
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Gerry Lane è in auto con la sua famiglia, nel traffico di Philadelphia, quando scoppia il caos. Orde di persone infette da un male sconosciuto si avventano su chiunque altro, contagiandolo in pochi secondi. Ex impiegato delle Nazioni Unite ritiratosi a vita privata, Lane accetta di tornare in servizio pur di mettere in salvo la propria famiglia su una nave del governo. Parte dunque alla ricerca del luogo del primo contagio, di scorta ad un promettente immunologo, nella speranza di isolare il virus e poter apprestare un vaccino
E'difficile di questi tempi cercare di essere critici con la mole di film sugli zombie che ci sta invadendo come la Sars.In questi ultimi anni abbiamo visto di tutto, infetti aka morti viventi che corrono più veloci degli esseri umani, zombie nazisti, comunisti, medio-orientali, etc.
Abbiamo visto zombie interagire, innamorarsi, integrarsi, fedeli cani al guinzaglio o migliori amici.
Sono usciti horror, mockumentary, parodie, film demenziali, love-story, etc. Dunque trovare una storia originale non è cosa proprio facile soprattutto in questi ultimi anni.
Devo fare una precisazione. Non ho letto il libro di Max Brooks, cosa che farò appena avrò tempo. Per la precisione ho dato solo una breve occhiata al trailer senza neanche leggere la trama. L'idea era di lasciarmi conquistare dalle immagini e dal soggetto ripudiando con tutto me stesso il 3D e dovendomi accontentare dell'unica programmazione in 2D.
In realtà, dopo aver visto centinaia di film sugli zombie, ero veramente curioso di capire quali fossero le cause e il contesto del contagio.
Detto questo, l'ultimo franchise con una mega-produzione e svariate difficoltà logistiche e tecniche, legate a tutta una serie di fattori, esce finalmente in tutto il mondo WORLD WAR Z.
Partiamo per un attimo dagli intenti produttivi.
La Plan B di Pitt supera la corsa contro il tempo e si accaparra i diritti prima della casa di produzione di Di Caprio ma ciononostante la gestazione è lunga è dura ben sette anni, giusto per far capire la battaglia che può muoversi su larga scala.
Dopodichè già soltanto per la sceneggitura inizia il travaglio che durerà parecchio e da come dicono esce completamente dagli intenti del libro di Brooks senza occuparsi troppo della parte politica e della cospirazione mondiale, quanto invece rimanendo più fedele al tratto origine/specie delle creature e soprattutto della pandemia.
Probabilmente il fattore di aver dovuto riscrivere un reshoot di alcune scene chiamando in cattedra Lindelof e Goddard ha giovato assai, dal momento che le due giovani promesse hanno dimostrato di avere fertilità narrativa e idee davvero niente male (nel caso di Goddard QUELLA CASA NEL BOSCO era stata una piacevole sorpresa).
Un film quindi che parte già con degli intenti diversi cercando da un lato di reinventare gli zombie (fase difficilissima) e dall'altro trasporre un romanzo globetrotter.
Diciamo che gli intenti erano proprio quelli di puntare su un aspetto geopolitico globale, inventando un nuovo ordine mondiale, elemento molto trascurato.
Da un lato l'elemento buono del film è la continua corsa del protagonista.
La fine del mondo è già iniziata e non accenna a fermarsi portandoci dall'America in Corea poi a Gerusalemme e ancora da altre parti. Dall'altro l'eroe, che prende il posto dello scienziato preposto a sconfiggere l'epidemia, diventa una corsa concentrata sulla star, in cui gli infetti diventano solo conseguenza delle sue scelte e azioni.
Nota dolente ma solo in parte contando che invece lo spunto di non avvalersi di un professionista, ma anzi di uno che usa la ragione e che risulta molto più simile a noi era una carta interessante.
Le scene di massa mi sono sembrate davvero portate agli eccessi e un pò fine a se stesse.
Gli infetti che attaccano come orde diventando un vero fiume in piena, sono una trovata a mio avviso troppo esagerata, togliendo proprio identità e carattere agli infetti. C'è così tanta computer grafica da rendere difficile l'impatto e capire bene che cosa sta succedendo.
La scena topica è quello delle mura di Gerusalemme e gli infetti che attratti dai rumori si immolano in questa piramide umana distogliendosi anche qui dalla struttura più interessante che richiamava gli assetti geopolitici e il fatto che Israele sapesse prima di tutti del contagio.
Il gore è pressochè annullato per lasciare spazio al caos. Non a caso Pitt aveva espresso che voleva un film che i suoi figli potessero vedere.
L'idea secondo davvero buona del film è proprio la parte legata ai virus e le malattie e da lì il modus operandi per debellare il morbo. Un concentrato di idee che riescono perlomeno a risultare funzionali, contando e mescolando le paure del contagio con le malattie in circolazione e un'altra arringa di fattori.
Un altro dubbio che potrebbe sorgere, ma dovrò leggere il libro, è quello legato al fatto che gli infetti abbiano una ragione tale da fargli attaccare solo i sani e non i malati...il che risulta abbastanza stupido se si pensa che gli infetti non dovrebbero avere una ragione.
I dubbi e l'idea di qualcosa di irrisolto forse diventeranno l'incipit del sequel che dovrebbe arrivare, così dicono, dipende dagli incassi, sperando però che non si pensi ad una trilogia come alcune fonti dicono.
Per quanto riguarda le musiche apocalittiche si sono affidati al leader dei Muse e il risultato si sente.
Infine un film che si potrebbe riassumere con un'apocalisse globale, non quindi un horror a tutti gli effetti ma qualcosa di post-apocalittico, mischiato con un disegno mondiale di cospirazioni e quant'altro. Ed'è vero che seppur pasticciato, mostra un eroe comune, un uomo come un altro che al contrario delle grandi menti scientifiche e organizzazioni della sanità, trova l'arma nel modo più semplice possibile....stando sul campo e osservando con rigore scientifico e naturalezza quello che gli capita attorno.
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