mercoledì 3 luglio 2013

Solo Dio perdona

Titolo: Solo Dio perdona
Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2013
Paese: Danimarca/Francia
Giudizio: 3/5

Julian è in fuga dalla polizia britannica. Gestisce una palestra di thai boxe a Bangkok che è una copertura per un giro di traffico di droga. E' rispettato nel mondo criminale locale, ma dentro di sé sente che gli manca qualcosa nella vita. Dopo l'incontro con un poliziotto in pensione, chiamato "L'angelo della vendetta", capisce che deve confrontarsi con sua madre

Il problema dell'ultimo film di Refn è proprio legato a quello che la gente voleva aspettarsi dall'ultimo film di Refn, ovvero per certi aspetti qualcosa che vagamente richiamasse le atmosfere di DRIVE o che vedesse Goslin di nuovo protagonista a 360°.
Non è così, spiazza, girando un perfetta contaminazione tra film orientale ed europeo.
Una sfida per certi aspetti difficilissima e riuscita su svariati piani.
Refn è un autore quindi vira completamente la traiettoria sviluppando un film che è un concentrato di arti marziali, western e atmosfere noire.
Un fattore importantissimo è che Goslin qui non è il protagonista. A dire la verità il suo personaggio conta ben poco venendo solamente assillato da una madre autoritaria che ribadisce come il fratello più grande, che lui dovrebbe vendicare, abbia il cazzo più lungo del suo.
In questo calderone di poliziotti che seguono il vecchio codice e criminali che nascondono le proprie attività illecite, Refn dipinge di nuovo la sua poetica in cui nessuno è innocente, tutti seguono i propri valori la loro scala di simboli.
Una fotografia calda e molto colorata, una Bangkok dispersiva e vuota in perenne oscurità, uno stile estetico molto elegante e patinato, un mix di erotismo e violenza enfatizzato molto bene.
I tempi dilatati ricordano VALHALLA RISING mentre l'iter di violenza sembra più far parte di BRONSON.
Un autore che ancora una volta dimostra tutta la sua voglia di scoprire, di poter dare al cinema anche nuovi strumenti, dimenticando alle volte di essere scorrevole, ma incantando con la musica e la dilatazione delle immagini.
Refn sarà uno destinato a far discutere soprattutto quando il suo cinema viene spesso associato a manierismo, mentre invece è molto più interessante il suo concetto ovvero di chi segue un’intuizione declinando ogni volta il medesimo tema in forma diversa, senza copiare a man bassa dai film altrui e basandosi su idee proprie.
Una fertilità artistica che speriamo prosegua sempre su questi binari.



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