Titolo: Looper
Regia: Rian Johnson
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Il film è ambientato in un futuro ipotetico dove tornare nel proprio passato è possibile, ma al tempo stesso illegale. Joe un killer su commissione diverrà protagonista di uno straordinario viaggio nel tempo che lo porterà a scontrarsi con una verità davvero molto amara quando scopre che il suo prossimo bersaglio è proprio se stesso, nella sua incarnazione futura.
Looper ha un buon inizio a discapito di una seconda parte meno dinamica e incisiva. Diciamo pure che il terzo atto diventa davvero lungo da osservare soprattutto quando l’ingranaggio dello script fin dalle prime battute è davvero potente.
Johnson alla sua terza prova trova forse il suo attore più versatile, un irriconoscibile Levitt con cui aveva già collaborato con l’altalenante (giusto per volergli bene vista l’opera prima) BRICK e con cui Levitt parlando con il regista dopo aver avuto la possibilità di interpretare il suo personaggio più memorabile nel capolavoro di Araki ovvero MYSTERIOUS SKIN, ha cercato di mischiare stili diversi di affermati registi.
Il fattore chiave del film è ancora una volta il viaggio del tempo anche se in questo caso strutturato in modo diverso. Diverso appunto ma che non riesce a fare dell’apparente originalità il suo punto di forza vista l’intricata trama in cui Johnson rimane in parte intricato.
Ancora una volta dopo IN TIME si ragiona sulla convenzione del tempo, sui suoi significati e il mercato che ormai sta dietro ogni cosa. Da questo preambolo poi si dirama una serie di sotto-trame e di personaggi davvero scomodi da interpretare. Se tutti sono al soldo di qualcuno in un importante gioco di parte, allora diventa quasi impossibile da parte del singolo contrastare un sistema che lo ha reso tale e lo ha fatto diventare una delle pedine più pericolose del gioco.
Anche il conseguente rito di uccidere in “loop” distorce la natura stessa del film, rendendolo cinico se si pensa al fatto che non si ha nemmeno più il diritto di vivere la propria vita ma di rendersi conto che può essere smorzata via facilmente facendo scomparire la vittima nel vero senso della parola.
Il lato comunque più interessante del film diventa la riflessione sul libero arbitrio che si trova nella scelta di trovarsi di fronte a qualcuno che si dovrà uccidere senza sapere cosa diventerà e quale ruolo ricoprirà nella società. Se il designato è incappucciato forse la strada è più semplice ma quando si gioca a carte scoperte allora tutto assume un altro significato.
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