Titolo: Tall Man
Regia: Pascal Laugier
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Ex cittadina mineraria nella zona nordoccidentale del Pacifico, Cold Rock è abitata da una comunità sconvolta dalle inspiegabili sparizioni dei suoi bambini, svaniti nell'aria senza lasciare la minima traccia. Per alcuni, colpevole delle scomparse sarebbe un non meglio identificato "uomo alto", tremenda figura che qualcuno giura di aver visto nel bosco al tramonto. Julia Danning, una risoluta infermiera che fa il possibile per tenere uniti i cittadini terrorizzati, reputa la storia una superstizione fino a quando, una sera, non assisterà al rapimento di suo figlio.
Con i bambini di Cold Creek (titolo ancora una volta storpiato) ci troviamo al terzo film di Laugier, un autore nel senso che il suo cinema si può già dire che ha un suo stile vero e proprio. Un film difficile, per certi aspetti disordinato in alcune fasi e con dei momenti quasi morti ma accavallati allo stesso tempo dai numerosissimi omaggi e alcuni picchi di suspance davvero niente male.
La rigida impronta morale che ancora una volta dovrebbe attraversare la coscienza dello spettatore mettendolo di fronte ad una realtà amara come quella di Cold Creek è solo il primo passo dell’orrore che si cela dietro piccole comunità come questa.
Il tema del dolore però viene affrontato sotto tutta un’altra prospettiva rispetto al capolavoro del regista che è MARTYRS ovvero il suo secondo film e tra le cose più belle viste negli ultimi anni sul tema della sofferenza.
Tralasciando forme stilistiche improprie, abbandonando progetti che non gli davano abbastanza libertà in campo creativo, Laugier gira un’opera davvero insolita, sicuramente originale, che soffre sono in alcune fasi, costruendo una storia davvero assurda e che si fa fatica a comprendere soprattutto perché ancora una volta a quella capacità di farti provare una carogna tale da diventare un giustiziere solitario.
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