lunedì 24 dicembre 2012
Red Light
Titolo: Red Light
Regia: Rodrigo Cortes
Anno: 2012
Paese: Usa/Spagna
Giudizio: 3/5
Margareth Matheson ha dedicato la sua carriera universitaria a confutare casi di attività paranormale, insieme al suo fido assistente Tom Buckley. In più di trent’anni di attività la donna non ha mai ottenuto alcuna prova dell’esistenza di qualcosa che vada oltre la razionalità umana. Quando però uno dei più famosi e potenti psichici del passato, Simon Silver, decide di tornare a esibirsi in pubblico, Margareth e Tom si trovano a dover fare i conti con un uomo che sembra realmente avere poteri inspiegabili. Le loro vicende, che affondano le radici in un passato doloroso, s’intrecceranno in un crescendo di tensione e accadimenti sinistri.
Red Light è a metà tra un film molto ben riuscito (per soggetto, interpretazione e ritmo) e invece un bisogno di dover alzare per forza i toni, rendendolo soprattutto nella seconda parte, meno riflessivo ma con una spinta e un ritmo non in linea e all’altezza della struttura narrativa.
Il tema certo non era facile e renderlo intrigante senza sfruttare gli effetti speciali ma dosandoli in modo parsimonioso era una sfida importante e non banale. In particolare in questi tempi in cui il veicolo della c.g diventa una boa dove molti mestieranti si aggrappano spesso uccidendo la narrazione.
Come in ogni spettacolo di magia, il segreto di Cortes è quello di ingannare lo spettatore con un buon lavaggio del cervello. La figura del mago Silver come guru, medicin man e psichico da questo punto di vista è molto realistico e affascinante. In un periodo in cui stiamo ritornando e abbiamo un bisogno di riavvicinarci al bisogno materiale o alla spiritualità e tutti i suoi fanatismi, la magia e i poteri psichici giocano, soprattutto sui meno critici, un ruolo decisivo capace di influenzare il pensiero delle masse.
Anche se con un finale che si sperava diverso e con un bisogno di dover affondare sull’elemento mistico, Cortes porta a casa un lavoro interessante, che se anche poteva essere meglio sviluppato, ha se non altro una storia molto originale.
Inoltre nel cast ritroviamo la Weaver che sembra ritagliarsi un ruolo che richiama i GHOSTBUSTER mentre dall’alto De Niro finalmente, senza brillare però, trova un ruolo adatto alle sue potenzialità per arrivare infine a Murphy che ancora una volta tratteggia un personaggio difficile e lo fa sempre con quella sua aria di combattuta sofferenza.
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