Titolo:
Dragon Eyes
Regia: John
Hyams
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 1/5
Nel quartiere di
St. Jude Square si vive nella paura e nella disperazione. Le bande dei boss
Dash e Antuan terrorizzano le strade e i cittadini vivono senza alcuna speranza
fino a quando l'arrivo dello straniero Ryan Hong porta uno spiraglio di
cambiamento. Sfidando i componenti delle due gang con le sue ineguagliabili
abilità nelle arti marziali e tenendo a mente gli insegnamenti del mentore
Tiano (Jean Claude Van Damme), Hong ottiene quasi il controllo del quartiere
quando trova inaspettatamente l'ostilità di Mr V, lo spietato e corrotto capo
della polizia.
Che Van Damme sia
oramai il fantasma di se stesso, era un fatto risaputo dopo il documentario
JCVD.
Oramai dimenticato
anche da Putin, il lottatore belga fa i conti con la vecchiaia e dunque il
ruolo in secondo piano di allenatore sembra quello più appropriato.
Dragon Eyes è un
pretesto per lanciare l’artista
marziale vietnamita classe 1972 Chung Lee visto in ruoli secondari in vari film
americani e asiatici.
Se forse l’unica
menzione per cui vale la pena vedere il film è quella di Peter Weller, bisogna
anche dire che ormai molti ex divi o “presunti” divi, come nel caso di Van
Damme, vengano scelti solo in produzioni low-budget e film quasi sempre di
serie b.
Con 3 milioni di
dollari Dragon Eyes potrebbe vincere il mongolino d’oro per una delle storie
più indecenti mai viste. In più i combattimenti non sono neanche così
interessanti e alcune coreografie lasciano a desiderare.
Probabilmente ci
troviamo ad assistere agli ultimi barlumi di un prodotto di mercato, Van Damme,
che è sempre e solo stato un manichino nelle mani delle produzioni americane.
John
Hyams d’altronde altro non è che il regista di quella cagata fumante che è
UNIVERSAL SOLDIER:REGENERATION, titolo quanto mai improbabile visto che il film
riesumava solo delle mummie.
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