Titolo: Dracula(1992)
Regia: Francis Ford Coppola
Anno: 1992
Paese: Usa
Giudizio: 5/5
Nel 1480 Vlad
Drakul, feroce paladino dell'Europa cristiana contro i turchi invasori,
maledice Dio e diventa un vampiro dopo che sua moglie muore suicida, credendo
che lui sia morto in battaglia. Nel 1897 a Londra Dracula vede in Mina Murray
la reincarnazione della consorte e per amore si rifiuta di farne una sua
simile. Prima di morire e di ricongiungersi a lui in un eterno abbraccio, Mina
gli dà la morte definitiva, dunque la pace, secondo il rito prescritto.
Il miglior horror di sempre.
Uno degli unici capolavori totali che riesce ad
attraversare i generi con una facilità disarmante, restituisce tutto il
compendio gotico che Stoker descriveva con una minimalità impressionante e
ancora oggi risulta essere davvero terrificante nella sua spettacolarità.
D’altro canto è stato l’unico film al mondo capace di
farmi paura e questa la considero arte, avendo visto decine di centinaia di horror di
tutti i tipi e tutte le nazionalità.
La paura non nasce dal mostro ma dalla capacità di dargli
un’anima e una poesia.
Il non plus ultra del cinema, dell’arte, della messa in
scena, della storicità, della nascita del cinematografo, delle musiche, dei
costumi, della recitazione, delle intenzioni, della fedeltà al romanzo (con
qualche leggero distacco) e delle sue complicate trasformazioni che lo mettono
su un livello difficilmente paragonabile.
Senza stare a parlare della straordinaria prova di Gary
Oldman, una delle performance più intense di tutta la storia del cinema, capace
di entrare nell’olimpo delle trasformazioni e delle innumerevoli identità che
contraddistinguono il conte Dracula.
Era molto difficile coniugare tutto l’arco di storia in
un unico film ma Coppola c’è riuscito.
In alcuni momenti accelerando i tempi, in altri
dilatandoli creando una situazione quasi parossistica spazio-temporale. In
realtà il rituale diventa ancora più onirico spostandosi da Londra alla
Transilvania fino ai confini del mare e alla battaglia finale come il più bello
dei viaggi epici che si possa ammirare.
Coppola poi ci mette tutto se stesso continuando con il
suo lavoro di sperimentazione stilistica, cromatica e figurativa. E’anche
interessante notare come per tutto il film non faccia ricorso alle tecniche
digitali in c.g ma invece ricorre a effetti speciali di solo carattere
fotografico del grande Michael Ballhaus.
Il film poi rimanda ai movimenti artistici (romanticismo)
e ai quadri di Klimt dell'Art Nouveau.
Qualcuno ha osato definirlo un film senza stile perché ne
insegue troppi. Il problema è sulle cause che portano a così tanta
contaminazione e il risultato invece si sforza, riuscendoci la maggior parte
delle volte, di inserire diversi schemi, forme d’arte, caratteri simbolici,
periodi storici, in un continuum che fa dei suoi limiti la sua potenza visiva.
Un film davvero immortale.
Nessun commento:
Posta un commento