giovedì 14 giugno 2012

Kill List


Titolo: Kill List
Regia: Ben Wheatley
Anno: 2011
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Regno Unito. Dopo una pausa di otto mesi, Jay, un killer sposato con prole e schiacciato da problemi finanziari, decide di accettare un nuovo incarico, all'apparenza senza complicazioni. Ma si sa, le apparenze ingannano e quella che doveva essere una macabra routine diventa un crescendo di follia, fino a sfociare nell'incubo

Che bello, ancora una volta gli inglesi come i francesi dimostrano un certo modo di fare cinema che sembrava, perlomeno a partire dagli ’80 e dai ’90)solo esclusivamente un fenomeno americano.
Eppure gli europei negli ultimi anni stanno sorpassando il mercato americano. Se non a livello quantitativo, sicuramente a livello qualitativo.
A differenza però di quello francese, il cinema inglese punta spesso su commedie nere, horror con una certa satira di fondo e thriller pieni di colpi di scena.
Kill List fa parte della terza tipologia.
Un thriller che riesce a sposare diversi generi diventando una mistura tra il gangster, il noire e l’horror.
Opera seconda del regista britannico Ben Wheatley (sua la crime comedy Down Terrace del 2009).
L’originalità del film e nel suo tessuto narrativo e nel suo formidabile montaggio. La suspance sale con l’evolversi della storia, solo a tratti banale e solo a tratti convenzionale con un certo tipo di cinema noire che sfocia in qualcosa di contorto e perverso da metà film in avanti.
E’stato lodato come il miglior indi inglese del 2011. Sti gran cazzi aggiungerei, contando che il film ha meriti che purtroppo patiscono alle volte l’effetto di non avere una certa maestria e autorialità, non per questo però non bisogna dare i giusti meriti alla sceneggiatura e alla regia dell’ottimo Wheatley.
Ci sono delle fonti d’ispirazione o meglio delle scene che ricordano alcune atmosfere o alcuni brutali omicidi (THE WICKER MAN e THE SERBIAN FILM per non citare la letteratura e i fumetti).
Tutto funziona, o meglio le poche parti che sembrano avere delle forzature o essere scollegati o non avere una giustificazione in termini di sceneggiatura purtroppo ci sono, ma sono poche e i meriti su cui va evidenziato il film sono enormemente maggiori.
Dai dialoghi taglienti iniziali e gli scontri tra Jay e la moglie assolutamente attuali e quanto mai disperati per mostrare fino a che punto si può arrivare a perdere il controllo sono tra gli effetti più evidenti di una coppia in crisi, vittima del consumismo che non riesce a comunicare se non esplodendo in scenate che alle fine fanno più male di molte scene di violenza.
Recitazioni da urlo soprattutto per la coppia che deve portare a termine la missione o come il socio del protagonista o il tizio che affida loro i lavori.
Un film alle volte anomalo e straordinariamente onirico nei suoi passaggi spiazzanti. Si cerca di mescolare abusi, snuff, sette, corporation, dramma famigliare, redenzione e perdita totale del controllo (queste ultime due sembrano rispecchiare le personalità del protagonista che sfoga la rabbia e la cattiveria su pedofili e seguaci di sette per riscattare il nervosismo che cerca continuamente di somatizzare).
Qualche defezione nei colpi di scena c’è così come alcuni momenti che sembrano scollegati o incompatibili con la struttura ma il grido disperato finale inchioderà lo spettatore dandogli parecchi spunti su cui riflettere.
Finisco col dire che ci sono delle scene davvero spiazzanti e iper-violente così come la rabbia che si impossessa del protagonista o la lucidità con cui le vittime e spesso i fedeli adepti di alcune sette, accettano incondizionatamente il loro agognato destino per abbracciare la soluzione finale.

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