Titolo: Detachment-Il distacco
Regia: Tony Kaye
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Henry Barthes, supplente di letteratura al liceo, è un
uomo solitario che porta dentro di sé un’antica ferita e cerca di tenere gli
altri a distanza. Henry entra ed esce dalla vita degli studenti, cercando di
lasciare qualche insegnamento come può, nel poco tempo che ha con loro. Quando
un nuovo incarico lo porta in una degradata scuola pubblica di periferia, il
mondo di Henry viene lentamente alla luce attraverso i suoi incontri con gli
studenti - giovani senza speranze per il futuro - e gli altri insegnanti
disillusi. Ciò che sconvolge di più la sua vita è, tuttavia, l’incontro con
Erica, una prostituta adolescente scappata di casa. Ma anche Meredith - allieva
sveglia e molto sensibile, schiacciata dal conflitto con il padre - e gli altri
studenti, entrano in modo travolgente nella vita di Herny, rompendo gli argini
e azzerando quella distanza tra lui e il mondo.
E’ vero che a un certo punto ci si chiede se il messaggio
del film sia di natura sociologica oppure pedagogica o entrambe le cose.
Un libro di quest’ultima scienza sociale diceva che la
scuola può fare molto ma non può fare tutto.
Beh il supplente Henry
Barthes, strategicamente affidato a un attore come Brody che riesce a dargli
tutte quelle connotazioni in chiave esistenziale, sembra essere proprio il
distacco tra una prassi nel modo di insegnare e di occuparsi della natura di
questo importante ruolo e la rassegnazione a una gioventù sempre più violenta e
continuamente dimenticata dalla famiglia e dalle istituzioni (topica in questo
caso la scena dell’incontro genitori-insegnanti).
Lo spirito
educativo del supplente alle prese con una studentessa grassa e introversa e
una ragazzina confusa che ha scelto la strada della prostituzione, sono le
ancora su cui sembra appoggiarsi un ramo dell’adolescenza assolutamente
abbandonata alla pubblicità mass-mediatica che sente proprio il bisogno
“fisico” di abbracciare qualcuno (che sia un mentore, un supplente o un
parente).
Ultimamente
la cinematografia ha saputo convertire e analizzare questo reparto di problemi
in campo scolastico molto bene come d’altronde ne sono esempi in questi ultimi
anni film come LA CLASSE oppure L’ONDA(anche se leggermente diverso sul piano
della denuncia).
Kaye non
disdegna alcune scene davvero brutali come vetrina per alcuni adolescenti di
mettersi in mostra come la sofferta scena del ragazzo che ammazza un animale e
non sa motivare il perché l’abbia fatto, fino al ragazzetto afro che inveisce
contro il professore per qualcosa che non ha capito bene nemmeno lui.
Barthes si
accorge forse troppo velocemente che non può cambiare nulla nel sistema e ancor
meno nelle teste dei ragazzi perché come supplente si ritrova a dover spesso
lasciare piccole tracce in un panorama troppo vasto.
Però dà
l’impressione di riuscirci e questo basta eccome di questi tempi.
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