Titolo: Livide
Regia: Alexandre
Bustillo, Julien Maury
Anno: 2011
Paese: Francia
Giudizio: 4/5
Durante la notte d’ognissanti Lucie, William e Ben
entrano nella sinistra dimora dell’anziana Madame Jessel, ex-insegnante di
danza da anni in coma, alla ricerca di un fantomatico tesoro…
Continua imperterrita la sequela di proposte interessanti
che arrivano dalla Francia. In questo caso poi siamo dalle parti dei
realizzatori di A L’INTERIOUR e quindi abbiamo detto tutto in campo di splatter
e crudeltà dei due inimitabili autori.
Perché LIVIDE non fa eccezione nell’autorialità degli
intenti, nella drasticità della piega degli eventi e nella continua critica
sulla ferocia umana e via dicendo.
La storia dura poco, è leggermente originale ma a
un’attenta analisi ci si rende conto come non manchi proprio nulla a questo
sequel sul sotto-genere haunted-house e non solo.
Minimale e dotato di una fotografia, per opera di Laurent
Barès, che come un carillon scandisce scena per scena, quadro per quadro,
ammirando dunque il film come un’opera degna di una scenografia magistrale e
raffinata.
Vampiri, bambole, degenza, crisi, quattro fattori che
triturati in un frullatore e messi nelle mani giuste riescono a regalare quello
che nell’horror odierno di cerca e si trova sempre più spesso.
Registi capaci, che ci credono, con idee oramai non
proprio originali ma raccontati con quella sapienza che sprofonda lo spettatore
in un raro incubo catartico.
Visionarietà sublime che però non sempre riesce a fare i
conti con un’altrettanta sceneggiatura, forse unico punto a sfavore dei due
registi ed ex-critici di film horror.
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