Titolo: Acab
Regia: Stefano Sollima
Anno: 2012
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Cobra, Negro e Mazinga sono tre "celerini bastardi". Celerini, così si sentono, più che poliziotti. Sulla loro pelle hanno imparato a essere bersaglio perché vivono immersi nella violenza, specchio deformante di una società esasperata, di un mondo governato dall'odio che ha perso le regole; regole che loro vogliono far rispettare anche con l'uso spregiudicato della forza. Nel momento forse più delicato delle loro esistenze, i tre incontrano Adriano, una giovane recluta appena aggregata al loro reparto: la sua educazione è la lente per raccontare il controverso reparto mobile, sullo sfondo di alcuni dei più sconcertanti episodi di violenza urbana accaduti in Italia negli ultimi anni.
Sinceramente dopo aver letto il libro di Bonini ero piuttosto perplesso su un possibile trattamento per il grande schermo. Bonini è un giornalista è il sunto del libro è un’analisi di dati , numeri e danni non proprio adatto per una fiction. Sollima però devia tutto puntando su un film di genere (era ora…) e sul vero male ovvero la violenza etica che si apre a tutti i sotto-contesti che appartengono alle diverse parti sociali. In questo la regia è formidabile nel mostrare gli scontri e la violenza e infatti Sollima si era ritagliato un certo successo con la serie ROMANZO CRIMINALE.
In Acab la fratellanza è vista come giustificazione e legittimazione del fanatismo più bieco dei celerini.
Il regista cerca di restare di parte riuscendo sicuramente ad attirare le antipatie degli stessi celerini ma anche degli ultrà violenti e dei black-bloc, dal momento che condanna ogni forma di violenza mostrando come alcuni non pagano di fatto per il peso delle loro azioni(i celerini) ma vengono comunque bastonati dalla politica attuale e dal loro disperato tentativo di cercare di essere tutelati dal governo.
Il problema principale è l’esasperazione e l’esagerazione di fondo che Sollima e gli sceneggiatori inseriscono finendo per mettere troppa carne al fuoco e spingendo il pedale sui problemi sociali dei protagonisti. Sinceramente poi alcune storie sembrano davvero sottolineate in modo piuttosto lacunoso così come la caratterizzazione di alcuni personaggi secondari. La parte della Diaz, di Bolzaneto così come le pagine e pagine che dimostrano la crudeltà della polizia ai danni dei manifestanti e dei giornalisti stranieri non emergono per nulla e sinceramente a mio avviso sono una grave lacuna. L’unica citazione la fanno proprio i celerini arrivando a dire che in quell’occasione si sono fatti scappare un po’ la mano…
E’ così lasciati al libero arbitrio come l’ultimo arrivato Adriano si cerca di mettere i puntini sugli ipotetici ruoli e la vera missione dei rappresentanti della giustizia.
Nessun commento:
Posta un commento