Film: Interno di un convento
Regia: Walerian Borowczyk
Anno: 1977
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Giudizio: 4/5
In un convento di suore nell’Italia centrale, un gruppo di monache si abbandonano ad ogni tipo di piacere. Malgrado siano sorvegliate da una badessa particolarmente rigida e ipocrita, avvilita e autoritaria, queste si amano tra loro e si nascondono nel confessionale per poter amoreggiare tranquillamente, si concedono ai nobili e ai contadini. Solo che i primi le usano come merce per poi abbandonarle senza degnarsi di rispondere alle domande della badessa. Alcune di loro si masturbano con finti falli forse “autoprodotti”.
Comica la scena in cui la badessa sente i gemiti, entra nella stanza della suora vede il sangue per terra, ma non capisce cosa sia successo, allora la suora le mostra l’oggetto del desiderio e la badessa sembra ancora non capire. Così la suora è costretta a mimare il gesto con la badessa che sembra aver raggiunto l’illuminazione.
Naturalmente arriva la tragedia, quando la superiora fa esiliare l’amante di suor Lucrezia, la quale si vendicherà su alcune di loro senza però essere condannata.
Visto che si parla di chiesa e santità mettiamo a tacere tutto, una delle classiche interpretazioni che mostrano come prendono il via alcne operazioni di sotterfugio.
Un film anomalo soprattutto per la forma: film erotico d’autore oppure commedia dissacrante oppure puro e semplice gusto per il grottesco nella sua piena forma estetica.
Il film naturalmente fu sequestrato e risequestrato svariate volte.
Il regista si lascia trasportare da una “narrazione”lenta che ha l’impressione di voler essere un ritratto pittorico sulla follia liberatrice che non può più essere contenuta.
Tutte le suore suonano e girano nude come se fosse la cosa più naturale e bella che possano vivere dentro il convento, rappresentato quasi come una prigione impregnata di desideri e passioni.
La scena iniziale o quasi in cui la chiesa diventa una sala da ballo e le suore danzano e giocano al ritmo della musica è bellissima e sembra volere aprire le porte dell’immaginazione con un’interpretazione metaforica sulla conformità d’alcuni gesti e comportamenti.
Vagamente ispirato alle Passeggiate romane di Stendhal.
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