Titolo: Fountain
Regia: Darren Aronofsky
Anno: 2006
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Giudizio: 3/5
Un dottore tenta disperatamente di salvare la sua ragazza da una grave forma di tumore. Comincia leggendo il libro che lei sta finendo di scrivere "Fountain" e scopre che esiste un albero dei tempi della creazione, l'albero della vita che puo' restituire uno stato di grazia. L'albero si trova in una sperduta zona maya protetta da un custode stregone che salvaguarda la asalvezza di quest'albero rimasto incontaminato. Il dottore andrà così alla ricerca dell'albero in uno strano vortice di scoperte che lo porteranno indietro e avanti nel tempo e soprattutto in dimensione non molto note dove il protagonista riuscirà ad arrivare alla salvezza e ...all'illuminazione.
Darren Aronofsky è un regista in gamba. pochi film ma dai risultati buoni. Questo suo ultimo che lo vede tornare in gran forma alla mostra di Venezia, praticamente tutta la pubblicità era quasi esclusivamente destinata al suo film non c’entra il bersaglio sotto tutti i punti di vista. Purtroppo ci sono molti difetti, parecchie digressioni e svarioni spazio-temporali in questa sua pellicola che altro non è che un film sull'amore e sul viaggio di un uomo che vuole assolutamente salvare la sua amata pur mettendo in gioco tutto.
Hugh Jackman e Rachel Weiltz (quest'ultima sposa del regista e probabilmente causa “inconsapevole”di quest'ultimo film) servono molto bene la causa in particolare lui. Bravi nel ricoprire ruoli che potevano facilmente rimanere troppo sdolcinati ma che così non è stato. Lui ha quel nervosismo costante che riesce a renderlo credibile anche quando fa yoga in una bolla in mezzo all'universo(scena cult del film in cui un apprezzabile Stefano Disegni ha commentato la cosa inserendoci Marco Muller). Questo è un progetto lunghissimo del regista e devo dire che alcune falle ci sono nella sceneggiatura e non bisogna essere il Lavandieur per scoprirle. Flashback usati in continuazione come a dire abbiamo seminato abbastanza ma visto che non siamo sicuri neanche noi del raccolto (planting e play off) ci scusiamo e usiamo i soliti pretesti americani per arrivare al punto in cui si apre una enorme nuvola in mezzo al cielo(profezia?)e Hugh viene santificato in versione piccolo buddha dei poveri.
Ottima la fotografia e discreti gli effetti speciali(a volte un po da cartolina soprattutto quando l'azione si sposta nell'universo).
Darren Aronofsky è un regista in gamba. pochi film ma dai risultati buoni. Questo suo ultimo che lo vede tornare in gran forma alla mostra di Venezia, praticamente tutta la pubblicità era quasi esclusivamente destinata al suo film non c’entra il bersaglio sotto tutti i punti di vista. Purtroppo ci sono molti difetti, parecchie digressioni e svarioni spazio-temporali in questa sua pellicola che altro non è che un film sull'amore e sul viaggio di un uomo che vuole assolutamente salvare la sua amata pur mettendo in gioco tutto.
Hugh Jackman e Rachel Weiltz (quest'ultima sposa del regista e probabilmente causa “inconsapevole”di quest'ultimo film) servono molto bene la causa in particolare lui. Bravi nel ricoprire ruoli che potevano facilmente rimanere troppo sdolcinati ma che così non è stato. Lui ha quel nervosismo costante che riesce a renderlo credibile anche quando fa yoga in una bolla in mezzo all'universo(scena cult del film in cui un apprezzabile Stefano Disegni ha commentato la cosa inserendoci Marco Muller). Questo è un progetto lunghissimo del regista e devo dire che alcune falle ci sono nella sceneggiatura e non bisogna essere il Lavandieur per scoprirle. Flashback usati in continuazione come a dire abbiamo seminato abbastanza ma visto che non siamo sicuri neanche noi del raccolto (planting e play off) ci scusiamo e usiamo i soliti pretesti americani per arrivare al punto in cui si apre una enorme nuvola in mezzo al cielo(profezia?)e Hugh viene santificato in versione piccolo buddha dei poveri.
Ottima la fotografia e discreti gli effetti speciali(a volte un po da cartolina soprattutto quando l'azione si sposta nell'universo).
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