Titolo: Assassinio di un allibratore cinese
Regia: John Cassavetes
Anno: 1976
Paese: Usa
Giudizio: 5/5
Giudizio: 5/5
Il proprietario del “Crazy Horse West” è un uomo che ama la bella vita. Va a prendere le sue ragazze nelle rispettive case, regalando ad ognuna di loro un’orchidea. L’uomo tuttavia è un gran spendaccione e non si preoccupa di regolare i debiti con piccoli strozzini del suo locale.
Durante una partita di poker, l’uomo perde circa ventitremila dollari, così, i mafiosi del locale lo costringono a firmare un foglio in cui pagherà tutti i debiti.
Nonostante le minacce, l’uomo non si preoccupa e si prende tutto il tempo.
Quando la mafia gli farà di nuovo visita, gli concederà una possibilità: uccidere un influente uomo cinese a Chinatown.
Ci riuscirà, ma i guai non saranno finiti…
Uno dei più bei film dal padre del cinema indipendente americano insieme a OMBRE e GLORIA.
A livello tecnico funziona molto bene: l’uso così sgargiante d’alcuni colori, lo stile lampeggiante e sincopato, il montaggio veloce e attento ai particolari. L’uso della telecamera a spalla per poter seguire tutti i movimenti del protagonista. Sembra quasi di essere tornati alla Nouvelle Vague.
Film drammatico, gangster movie, thriller. Gli elementi che accomunano tutti questi generi sono presenti nel film secondo un ordine ben preciso.
Gangster movie per i toni e i dialoghi che scattano tra i mafiosi e Gazzara. Thriller poiché l’uomo, per uccidere il cinese, si muoverà come una spia contro i coreani, senza farsi vedere e sentire. Pochissima ironia drammatica ed un climax finale coinvolgente.
Il genere, o i generi, sono completamente ribaltati a colpi di rallentamenti e divagazioni grottesche.
Musiche eccellenti.
Gazzara non poteva fare di meglio.
In origine il film durava 135’ ridotto poi da Cassavetes a 108’ nel 1978.
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