Titolo: Revenger
Regia: Lee Seung-Won
Anno: 2018
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5
Un ex detective determinato a vendicare
il massacro della sua famiglia, si reca su un'isola sperduta che
funge da carcere e si infiltra nel braccio della morte per pericolosi
criminali.
E poi basta attraversare l'oceano
finire in Oriente e fermarsi ad un modello di cinema che da noi
culturalmente è sconosciuto. I film coreani in particolare hanno un
che di spirituale anche quando incontrano il wuxia, le arti marziali
o il kung fu movie.
Qui ci troviamo di fronte ad
un'importante produzione distribuita da Netflix e firmata da quel
talento di Lee-Seung Won che si approccia per la prima volta a questo
cinema di genere.
Il risultato è potente almeno quanto
quell'altra chicca che rispondeva al nome Aknyeo-The
Villainess
Qui a differenza dell'eroina che
avrebbe avuto tutti i numeri per prendere a calci nel culo Oh Dae-su,
abbiamo un altro mostro delle arti marziali capace invece di prendere
a calci nel culo Donnie Yen, e parliamo dell'ex stuntman cinquantenne
Bruce Khan che a quanto pare si è prodigato a scrivere anche il
plot.
La storia è di una banalità
sconcertante e non starò a ripeterla, leggetevi la trama, ma è
tutto il resto ancora una volta a regalare grande prova di
intrattenimento e azione a gogò.
La location, una realtà distopica, i
condannati più pericolosi che vengono confinati in un'isola al di
fuori dal mondo dove vengono lasciati allo stato brado e senza alcun
modo per far ritorno sulla terraferma. Anche se già vista, la trama
e le aspettative conservano sempre una certa dose di fascino perchè
sapremo che ne vedremo delle belle con tutti i villain e i bifolchi
possibili e immaginabili.
Indonesia e Corea si aggiudicano il
premio sugli action di arti marziali. Il primo per cattiveria,
violenza e crudeltà, mentre il secondo per virtuosismi,
inconfondibile stile e spiritualità.