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mercoledì 20 febbraio 2019

Small apartments



Titolo: Small Apartments
Regia: Jonas Akerlund
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Franklin suona il corno delle Alpi e sogna la Svizzera. Il suo pazzo fratello gli manda le sue unghie tagliate per posta. Uno dei suoi vicini di casa è uno smemorato strafumato, l'altro un ficcanaso burbero che non si fa mancare nulla. Dall'altra parte della strada vive una madre e la figlia quindicenne, che ama guardare dalla finestra, ma nessuno di questi sono il vero problema di Franklin. Il suo vero problema è il suo padrone di casa, che è morto, disteso sul pavimento di linoleum della sua cucina.

Ho amato molto questo film. Nella sotto cultura dell'indie e dei film che nessuno conosce, Small Apartments mi ha fatto ridere, pensare (soprattutto al non sense), viaggiare, e infine scoprire come il cinema è l'arte più incredibile e variabile che esista.
Un piccolo cult da scoprire che si aggira dalle parti di Motivational Growth e altre pellicole strampalate, indecifrabili, che raccontano ciò che vogliono prendendosi i loro tempi e regalando di fatto situazioni comico grottesche a profusione e anti eroi che sembrano uscire come palline dalle bocche degli spacciatori.
Quando un protagonista è rozzo, puzza e fa schifo in tutti i sensi siamo nella direzione giusta.
Akerlund sdogana ogni compromesso del non lecito per fare di testa sua e regalare orrore, idiozia, trash, momenti weird, momenti comici esplosivi e follia di ottimo gusto.
Con un cast magnifico che prende gente assurda che non sembra c'entrare nulla e provenendo ognuno da un mondo o una tendenza di fare cinema completamente diverso.
Matt Lucas (quello che fa schifo con le pomate in Polar), Dolph Lungren in una parte che sembra riciclata a quella di Swayze in DONNIE DARKO, Johhny Knoxville sinonimo di garanzia, Billy Cristal che chissà dov'era finito, James Caan straordinario nella parte del vicino che non si fa i cazzi suoi, e infine Juno Temple e il prezzemolo Peter Stormare nella parte di mr.Olivetti.
Da un lato mi ha ricordato quella piccola perla di Greasy Strangler, film che conosceranno solo gli avvezzi al genere e che come in questo caso parla di derelitti, personaggi depressi e quanto mai soli che cercano di andare avanti e trovare un barlume di gioia e speranza negli altri. Utopia?

venerdì 8 febbraio 2019

Polar


Titolo: Polar
Regia: Jonas Åkerlund
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Duncan, noto nell'ambiente dei sicari come l'infallibile Black Kaiser, è prossimo alla pensione, che vorrebbe godersi in una zona remota e innevata, lontano da tutto e da tutti. Accetta un ultimo incarico, congegnato come una trappola, ma sopravvive senza problemi e nel mentre conosce una giovane con cui inizia un'amicizia. Blut, a capo dell'organizzazione di sicari per cui Duncan ha lavorato per decenni, vuole eliminare gli agenti che come lui sono prossimi al ritiro e non hanno eredi, quindi assegna a una letale squadra il compito di farlo fuori. Ma il Black Kaiser non è affatto un bersaglio facile e lo guerra tra lui e Blut vivrà una continua escalation...

Ci sono film che vanno valorizzati per quello che sono. Prendere sul serio un film come Polar non ha molto senso dal momento che dalla locandina, dal primo frame, tutto è indirizzato verso il puro intrattenimento sdoganato a profusione.
Polar infatti è puro intrattenimento con protagonista il marmoreo Mads Mikkelesen.
Basato su un fumetto diventato poi graphic novel, Polar è un'opera abbastanza folle e affascinante che richiama tutti gli stereotipi e i luoghi comuni dell'action americano dichiarando il proprio amore per l'universo tamarro del cinema e della letteratura pulp, qui virati su una violenza colorata e sgargiante, piena di effetti kitch e tantissimo sangue.
Saturato dall'inizio alla fine con un bel gioco di colori e dei costumi bizzarri, poteva concedersi almeno qualche miglioria per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi.
Polar è così dichiaratamente di genere che fa in modo che l'ironia e l'auto ironia funzionino convivendo nel migliore dei modi, mettendo insieme dinamiche da killer professionista con tecniche più all'avanguardia e ai limiti del non sense, come ad esempio la scena in cui comanda digitalmente dei mitragliatori o dove a petto nudo in piena tundra si mette a fare il cecchino contro i nemici.